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Paolo Cognetti, Cannes? C'è del miracolo in tutto questo

Paolo Cognetti, Cannes? C'è del miracolo in tutto questo

"Da un semino un'opera collettiva per Le otto montagne"

ROMA, 29 maggio 2022, 19:20

di Mauretta Capuano

ANSACheck

Paolo Cognetti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Cognetti - RIPRODUZIONE RISERVATA
Paolo Cognetti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Si sente "molto fortunato" Paolo Cognetti perché ha "assistito alla realizzazione di questa opera da molto vicino, direi da amico. Faccio fatica a definire un ruolo, nemmeno è necessario". "Tutto è cominciato quando Felix e Charlotte sono arrivati a Brusson tre anni fa ormai, era l'estate del 2019, per avvicinarsi a questa storia, a questo mondo mio e dei miei amici" racconta all'ANSA l'autore di 'Le otto montagne' (Einaudi), il romanzo Premio Strega 2017 che ha ispirato il film di Charlotte Vandermeersch e Felix Van Groeningen, con Luca Marinelli e Alessandro Borghi, vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes.
    "Piano piano accompagnare loro due in montagna, sui luoghi del libro, dentro le case degli amici montanari, dentro le baite, aspettare il tempo, che era il fattore fondamentale, perché loro entrassero in queste vite... Un po' alla volta sono arrivati, prima Luca, che è stata la grandissima scoperta per me di questo film, e poi Alessandro. Intorno a questo nucleo iniziale si è creato qualcosa di veramente grande, è stata una enorme produzione. Nei momenti in cui c'era tutta la troupe credo ci fossero 70-80 persone a Brusson, sul ghiacciaio, in alta montagna. Cose produttivamente molto complicate". Le scelte, spiega un'emozionato Cognetti, parlando delle riprese del film in Valle d'Aosta, sono state "molto coraggiose: tipo di girare tutto dal vero. La baita è veramente la baita, è fatta di pietra, di legno. Dove la ricostruiscono ci sono veramente loro due che mettono una pietra sopra l'altra, come nel teatro di posa, non c'è nessuna luce artificiale, è tutto girato là dove sembra. Tutto con la luce del sole, della notte o della luna.
    Assistere a tutto questo è stato un regalo enorme".
    "C'è un senso di miracolo nel vedere una cosa che nasce piccolissima, veramente un semino, diventare questo. Mi ricordo di me, avevo trovato un tavolo di legno nella stalla accanto alla mia baita, ho detto 'bello questo tavolo vecchio', lo porto fuori perché voglio scrivere su questo tavolo la mia prossima storia. A fatica l'ho trascinato fuori nel bosco, ho preso un quaderno e mi sono messo lì e ho iniziato a scrivere. Questo è stato l'inizio di tutto una decina di anni fa" ricorda. "Penso che gli scrittori - dice il Premio Strega - una o due storie le abbiano nel cuore. Le otto montagne non è la mia autobiografia, però raccoglie veramente tante cose fondamentali della mia vita.
    Sono stato fortunato forse di iniziare a scriverla nel momento giusto, di maturità di uno scrittore. Dopo vent'anni che scrivevo, avvicinandomi ai quaranta ho affrontato questa storia così centrale per me. Una serie di coincidenze si sono incontrate in quel momento", sottolinea l'autore che quando è uscito il libro aveva 39 anni. "Adesso si continua, il film va avanti. Immagino, credo proprio che questo sia solo l'inizio per il film. Penso che avrà una lunga strada davanti. Io proseguo per la mia che è scrivere. Non è facile ricominciare a scrivere dopo una storia così, ma l'ho già fatto. Per fortuna ho già superato questo dopo". E spera "tanto che soprattutto restino quei rapporti con Luca, Alessandro, Felix e Charlotte con cui si è creato qualcosa di veramente forte, vero. Spero che resti come regalo di questo film per gli anni a venire". 
   

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