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Vincent Van Gogh, libri da leggere a 170 anni dalla nascita 

Vincent Van Gogh, libri da leggere a 170 anni dalla nascita 

Tra romanzi, saggi, epistolari e graphic novel

27 marzo 2023, 15:50

di Eva Mascolino per www.illibraio.it 

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Van Gogh - RIPRODUZIONE RISERVATA

Van Gogh - RIPRODUZIONE RISERVATA
Van Gogh - RIPRODUZIONE RISERVATA

A riscoprirla oggi, la sua storia ha dell'incredibile: Vincent Van Gogh, nato a Zundert (Paesi Bassi) il 30 marzo 1853, nutre fin da bambino la passione per il disegno, anche se la severa educazione del padre - che è un pastore protestante - lo scoraggia dal coltivarla. Così, pur seguendone qualche materia fra i banchi di scuola, abbandona presto sia gli studi sia questo possibile sbocco professionale. 

Eppure, fra i lavori che svolge e le città che visita, la dimensione artistica ha sempre un ruolo centrale nella sua quotidianità, fino a quando a 27 anni non decide di cominciare a dipingere sul serio. Sviluppa uno stile tutto proprio, dalla forte marcatura cromatica e dalle linee di contorto sempre ben delineate, e raffigura paesaggi, nature morte, fiori. 

Lì per lì, tuttavia, il suo talento non viene apprezzato e l'infelicità e i disturbi mentali che avevano caratterizzato la sua giovinezza aumentano quando Van Gogh si scopre sempre più solo e in difficoltà finanziarie. L'unico quadro che riesce a vendere finché è in vita è La vigna rossa, attualmente conservato presso il Museo Puškin di Mosca, dopodiché il pittore si spegne a 37 anni a Auvers-sur-Oise, senza venire a sapere che le sue opere avrebbero in realtà influenzato profondamente l'arte del Novecento. 

A 170 anni dalla sua nascita, i libri che hanno cercato di descrivere il suo genio e di ripercorrere le tappe della sua esistenza, del suo pensiero e della sua evoluzione artistica sono quindi innumerevoli: in questa selezione, che non pretende di essere esaustiva e i cui titoli non sono posti in ordine di importanza, ve ne proponiamo alcuni fra romanzi, saggi, epistolari e graphic novel, attraverso cui riavvicinarsi alla figura di questo artista tormentato e misterioso... 

"Se non avessi Theo, mi sarebbe impossibile dedicarmi al mio lavoro; ma poiché mi è amico farò ancora progressi e continuerò". Scrive così lo stesso Vincent Van Gogh riferendosi al fratello Theo, che fino alla fine resterà per lui un punto di riferimento insostituibile. Nonostante la distanza che li separa, il pittore decide infatti di scrivergli il più possibile, confidando spesso solo a lui i timori e le sensazioni che prova. In Lettere a Theo (Guanda, traduzione di Marisa Donvito e Beatrice Casavecchia), il volume che raccoglie i carteggi dell'artista dal 1872 fino al 1890, anno in cui si toglierà la vita, seguiamo così le vicende personali di Van Gogh, riscoprendo al contempo le sue idee sull'arte e le sue aspirazioni. 

Irving Stone (1903-1989), un maestro della biografia romanzata, ripercorre invece in Brama di vivere. Il romanzo di Van Gogh (Corbaccio, traduzione di S. Varini) il tormentato cammino umano e pittorico di Vincent Van Gogh, rivisitando i luoghi in cui l’artista vive e dipinge, nonché descrivendoci i suoi entusiasmi e i suoi crolli, le sue angosce e i suoi desideri. Il testo, da cui nel 1956 Vincent Minelli ha tratto il celebre film omonimo con Kirk Douglas e Anthony Quinn, poi candidato a 4 premi Oscar, ci permette così di approfondire un'esistenza in cui la vita e la pittura sono un tutt'uno, in un'inevitabile escalation di tensioni interiori e di quadri dalle atmosfere sempre più suggestive. 

In Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh (Bollati Boringhieri) di Massimo Recalcati, invece, del pittore olandese vengono messe in relazione la vita e i dipinti, i disturbi mentali e la creatività, con la consapevolezza che l'arte mantenga però in ogni circostanza una sua autonomia. L'autore cerca nei legami familiari di Van Gogh l'origine del suo dolore – essendo nato nel primo anniversario della morte del fratellino, del quale gli daranno il nome –, concentrandosi poi sul suo avvicinamento alla parola evangelica e soprattutto alla pittura, in una tensione pittorica e biografica che, quando Van Gogh si avvicinerà troppo alla luce, finirà per consumarlo proprio come accadde nel mito greco di Icaro. 

"Come un’inondazione di corvi neri nelle fibre del suo albero interno", la società suicidò Van Gogh. In questa prospettiva, un anno prima di morire, Antonin Artaud (1896-1948) rilegge la vita dell'artista raccontando la sua "funebre e rivoltante storia di garrottato da uno spirito malvagio", e spiegandoci il suo punto di vista in Van Gogh il suicidato della società (Adelphi, Traduzione di Jean-Paul Manganaro, Camille Dumoulié ed Ena Marchi). Un'opera grazie a cui ci rendiamo conto che forse, allora, non è il pittore a soccombere a un suo delirio, ma le pressioni, le contraddizioni e le difficoltà stesse di una società che non lo capisce a prosciugare giorno dopo giorno la sua linfa vitale. 

Anche se quindi, a conti fatti, non sappiamo chi sia stato davvero Van Gogh, benché le sue opere - come dicevamo - siano tra le più apprezzate del XX secolo, in Follia? Vita di Vincent Van Gogh (Bompiani) Giordano Bruno Guerri ci dà la possibilità di addentrarci fra i suoi segreti. I momenti qui analizzati sono infatti numerosi, e ci fanno vedere più da vicino l'aura misteriosa che circonda questo pittore. Dall'infanzia più spensierata a una crescita via via più problematica, in cui l'amarezza quotidiana e gli stimoli creativi lo portano verso un forte senso di solitudine, arrivando così a dipingere i suoi quadri più famosi con la volontà e la capacità di "andare al cuore della gente, al cuore delle cose". 

E veniamo ora a I miei quadri raccontati da me (Donzelli, a cura di Piergiorgio Dragone), che raccoglie - attingendo alle lettere di Van Gogh di cui abbiamo già parlato - le descrizioni che il pittore stesso dedica ai suoi dipinti. Possiamo così capire meglio come e perché l'artista scelga certi soggetti e che emozioni provi mentre è all'opera; in più occasioni racconta pure cosa spera e vuole che suggeriscano in chi li guarda, precisando a quali pittori del passato si ispira e a quale genere di nuova arte mira, impegnandosi con tutte le sue forze per realizzarla. Crea, insomma, un universo visionario che pochi capiranno mentre lui è in vita, ma che anticiperà i linguaggi e gli stilemi di molta pittura novecentesca. 

A prendere la parola ne Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato (Solferino) è poi l'artista stesso, che attraverso la penna dell'autore Marco Goldin ci mette a parte dei suoi stati d'animo nelle ultime settimane della sua vita. Si trova già a Auvers-sur-Oise, un paesino a nord di Parigi, e compila fra queste pagine un'autobiografia ideale e poetica, in cui i riferimenti ai fatti realmente accaduti si mescolano alle licenze di stampo più narrativo. L'opera si apre quando Van Gogh lascia Saint-Rémy, in Provenza, per andare a trovare il fratello Theo nella capitale francese, e prendere poi il suo ultimo treno per Auvers. Da lì in avanti la tensione è destinata a crescere, e ci farà trovare a tu per tu con i tormentati sentimenti del pittore... 

Da un'opera di narrativa all'altra, con il romanzo in cui Camilo Sánchez ha provato a ricomporre l’identità di una donna coraggiosa, che cerca di superare la sua perdita affidandosi alla scrittura: La vedova Van Gogh (Marcos y Marcos) in persona, Johanna, ovvero la moglie di Theo. Quando con Vincent scompare anche suo marito, l'inserapabile fratello del pittore, lei torna infatti in Olanda e apre una locanda, riportando in patria da Parigi le tele di Van Gogh mentre si occupa da sola di un figlio ancora in fasce. Riesce con fatica a imbattersi nelle persone giuste, trovando sempre più avventori e soprattutto più gente interessata all'arte, finché le mostre su Van Gogh non si moltiplicano e l'artista si prepara grazie a lei a entrare nella storia. 

Ne Il mistero Van Gogh (Sperling & Kupfer) siamo invece davanti all'indagine che Costantino D'Orazio ha compiuto per offrirci una visione diversa di Van Gogh, ritornando sui passi che compie il nipote del pittore, Vincent junior, per conoscere i luoghi dello zio. Dal Brabante, in Belgio, a Parigi e alla Provenza, il giovane tocca con mano i paesaggi dei suoi quadri, le atmosfere naturali in cui era immerso, e la storia di quei pochi sopravvissuti che hanno conosciuto l'artista. È con loro che si confronta curioso, osservandoli da lontano e - quando possibile - chiedendo apertamente delle informazioni, per trovare risposte non solo sulle creazioni di Van Gogh, ma specialmente sugli avvenimenti della sua vita rimasti a lungo insoluti. 

E concludiamo con Vincent Van Gogh. La tristezza durerà per sempre (Becco Giallo) di Francesco Barilli e Sakka, un graphic novel dedicato al dialogo tra Vincent Van Gogh e la sua follia. Un'opera introspettiva e ricca di spunti, in cui vediamo sotto una nuova luce il legame con Theo e più avanti la celebre lite con il collega e amico Paul Gauguin (dopo la quale Van Gogh si taglierà un orecchio), fino all'atto che lo porterà alla morte in un campo vicino casa... Un volume che, dando la parola all'artista in persona, ce ne fa riscoprire il fascino e i tormenti, ai quali una volta il pittore Lucien Pissarro si riferì dicendo: "O sarebbe impazzito o avrebbe superato tutti. Non sapevo, però, che avrebbe fatto entrambe le cose". 

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