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Vinciane Despret, quando capiremo la lingua degli animali

Vinciane Despret, quando capiremo la lingua degli animali

Esce 'Autobiografia di un polpo' per Contrasto

ROMA, 22 settembre 2022, 14:14

Redazione ANSA

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(di Mauretta Capuano) VINCIANE DESPRET, 'AUTOBIOGRAFIA DI UN POLPO E ALTRI RACCONTI ANIMALI' (CONTRASTO, PP. 136, EURO 19,90) Osservare e ascoltare gli animali, gli alberi, la natura selvaggia, i fenomeni geografici e climatici. Modificare la nostra concezione degli altri e quindi di noi stessi. Vinciane Despret ci invita a immaginare un nuovo mondo in cui l'uomo possa capire e tradurre il linguaggio inesplorato degli animali attraverso la "terolinguistica", una nuova disciplina scientifica, nel libro 'Autobiografia di un polpo e altri racconti animali' pubblicato da Contrasto nella traduzione di Matteo Martelli, con l'introduzione di Emanuele Coccia.
    Ma che cos'è la terolinguistica? E' "la disciplina scientifica del terzo millennio che studia le storie e i messaggi che gli animali raccontano, tramandano" spiega Coccia.
    La filosofa e psicologa belga ci porta "nel cuore dei dibattiti scientifici che potrebbero animare un possibile futuro: e se i ragni ci chiamassero per fermare il frastuono delle nostre macchine? E le costruzioni dei vombati fossero la prova di una cosmologia accogliente? O i polpi si disperassero di non potersi reincarnare per la pesca eccessiva e l'inquinamento degli oceani?" dice Coccia nell'introduzione in cui parla di questo libro come di "un sorprendente esperimento di pensiero".
    "Sicuramente gli animali comunicano fra loro e adesso si capisce che comunicano anche con le piante. E' un'ipotesi un po' speculativa, però dobbiamo pensare che gli scimpanzé conoscono il potere delle piante, anche di quelle medicali che possono guarire. Quando un'orchidea manda un profumo particolare verso un'ape maschio c'è un'intenzionalità. Bisogna uscire da un'idea troppo ristretta della linguaggio e riconoscere altri codici di comunicazione" dice all'ANSA la Despret. Nel libro la filosofa si rifà a pionieri che hanno lavorato molto su questi temi come i filosofi William James e Michel Serres che "osservava le tracce che gli animali selvaggi possono lasciare dietro di se, l'impronta di una zampa di cinghiale, l'urina del lupo o il feromone di una formica. Tracce che servivano a codificare un significato. E che cos'è un insieme di tracce che codificano un significato? Una scrittura" racconta l'autrice del libro.
    Altri studi di autori come Baptiste Morizot, Bruno Latour, lo stesso Coccia e lo scrittore di fantascienza Alain Damasio sostengono che "la crisi ontologica sia una sorta di risposta necessaria alla crisi climatica". Ma cos'è questa crisi ontologica? "Per tanto tempo abbiamo pensato che esista una gerarchia nel mondo degli animali, c'è l'uomo e tutti gli altri, tutto questo è evidente che non funziona più. E c'è anche una crisi dei sentimenti perché questa crisi climatica e ontologica ci provoca una sorta di disperazione, delle passioni tristi - come diceva Spinoza - che non ti portano all'azione, ma ti lasciano statico" spiega la Despret. Secondo la filosofa "siamo dunque obbligati a rinnovare completamente il nostro approccio sapendo che le materie che abbiamo usato non sono più utilizzabili e il modo in cui siamo andati avanti finora non è più replicabile. Bisogna trovare delle passioni gioiose, che ci portino la voglia di agire, di andare avanti". Un'altra via è quella che conduce al biologo e giornalista scientifico americano Ed Young che lavora sul sistema sensoriale degli animali. Molti "non si riproducono più perché le femmine non riescono a percepire i giusti richiami nella confusione di suoni dovuta all'inquinamento sonoro o che diventano completamente ciechi a causa delle luci bianche dell'illuminazione pubblica. Quando una specie muore, se ne va tutto un mondo. Quando un pinguino sparisce finisce anche il suo gusto del pesce, il suo modo di guardare la neve o di essere nel vento" dice la filosofa. Il libro è l'altra faccia del film documentario 'Il mio amico in fondo al mare (My Octopus Teacher)' perché "il film è una storia d'amore e di vicinanza, cambia l'essere umano facendolo diventare ancora più umano, riscoprendo in lui dei sentimenti. Nel libro invece il polpo non c'è, ci sono la sua memoria, le sue tracce. C'è una grande intimità nell'assenza" sottolinea la Despret.
   

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