(di Alessandra Baldini)
Jhumpa Lahiri traduce in inglese
il suo "Dove mi trovo": tre anni dopo il debutto da Guanda, il
primo romanzo scritto in italiano dalla premio Pulitzer per
"L'Interprete dei Malanni" sta per uscire da Knopf col titolo
"Whereabouts". E' la prima volta che la casa editrice americana
pubblica un libro tradotto dal suo autore, afferma oggi il "New
York Times".
Lahiri, che nel 2015 è stata chiamata a Princeton dove dirige
il programma di scrittura creativa dell'università, ha
cominciato a scrivere in italiano dopo essersi trasferita nel
2012 con marito e figli a Roma: una lunga immersione nella vita
e nella cultura del Paese da cui sono usciti altri due libri
scritti direttamente in italiano: "In altre parole" del 2015 e
il "Il vestito dei libri", nato come conferenza stesso anno al
Festival degli Scrittori di Firenze.
Per far uscire "In altre parole" in inglese nel 2016, Lahiri
si era affidata a Ann Goldstein, la traduttrice della
quadrilogia napoletana di Elena Ferrante, nel timore che
tradurre il proprio lavoro avrebbe potuto contaminare il suo
italiano, scrive il "New York Times", mentre "il Vestito dei
Libri" è stato tradotto dal marito, Alberto Vourvoulias-Bush.
Per "Dove mi trovo", la scrittrice aveva inizialmente coinvolto
Frederika Randall, una traduttrice americana che ha vissuto a
Roma per decenni prima di morire l'anno scorso a 71 anni,
pensando che avrebbe collaborato con lei nella fase finale del
lavoro. Ma una volta riviste le prime bozze della Randall,
Lahiri ha pensato che "il libro poteva esistere in in inglese",
che lei avrebbe potuto tradurlo, riporta il "New York Times".
La scrittrice ha cominciato scrivere "Dove mi trovo" nel
2015, quando ancora viveva a Roma, ma già sapeva che sarebbe
dovuta rientrare negli Stati Uniti. "Ho scritto la maggior
parte del libro tornando a Roma durante i primi tre anni di
insegnamento a Princeton", ha spiegato al "New Yorker": "Ogni
volta che tornavo per i 'break' o durante le vacanze estive il
libro cresceva, ma avevo sempre nel retropensiero la partenza,
la consapevolezza che stavo facendo avanti e indietro. Penso che
questo contribuisca all'oscillazione del libro".
"Tradurre per me è come una metamorfosi. Una radicale
ri-creazione dell'opera, perché' stai ricreando il linguaggio
che permetterà all'opera di rinascere", ha detto la scrittrice
al "New York Times". L'edizione inglese di "Dove mi trovo" non è
d'altra parte la prima traduzione che la Lahiri ha all'attivo,
dopo i due romanzi di Domenico Starnone con un terzo in
dirittura d'arrivo per l'autunno. La scrittrice, che sta
lavorando alla sua prima raccolta di poesie (anche questa
direttamente in italiano), ha poi raccolto e contribuito a
tradurre una antologia di racconti italiani, "The Penguin Book
of Italian Short Stories" (in Italia è uscito con Guanda), per
la metà inediti in inglese.
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