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Salvatores si racconta tra Oscar, malattia e paura per la creatività

Salvatores si racconta tra Oscar, malattia e paura per la creatività

A Bari masterclass e nuovo film Il ritorno di Casanova

BARI, 26 marzo 2023, 18:25

di Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un rilassato Gabriele Salvatores, dopo la proiezione di NIRVANA al Bif&st, si lascia andare a una master class al Teatro Petruzzelli in cui racconta di Oscar, malattia e paura della creatività e in cui la persona più citata è il suo personale analista. "Nel 1980 - racconta il regista - ho avuto una malattia e il medico, che mi aveva dato quattro o cinque anni di vita, mi disse telegrafico: 'Cerca di mettere a posto le sue cose'. Per fortuna si era sbagliato, ma da allora decisi che dovevo fare tutto quello che volevo. Lì per me è scattato un altro modo di vivere e il cinema è diventato il mio sostitutivo della realtà".
E ancora il regista sul premio Oscar vinto da lui nel 1991 per MEDITERRANEO: "Non so se lo meritavo davvero. È stata un po' una botta di fortuna, mi ha andata bene, un po' come morso del ragno che ti fa diventare da un momento all'altro Spiderman. Ero esattezza uguale al giorno prima, ma la gente ormai da me si aspettava tutt'altro. Ho usato così questo particolare superpotere per fare film che in Italia non ti lasciano mai fare. Una cosa che mi ha permesso sempre più di alzare l'asticella della mia creatività". Sempre sull'Academy Award, ha continuato poi a Bari Salvatores dove presenta IL RITORNO DI CASANOVA dal 30 marzo in sala con 01 con Tony Servillo e Fabrizio Bentivoglio: "Questa statuetta ha tante regole. Intanto non la puoi cedere, né vendere perché l'Academy, in caso, potrebbe sempre chiedere di restituirla. Io così per anni non l'ho neppure tenuta in casa, l'avevo messa in banca. Solo da poco l'ho collocata sulla mia libreria. È molto pesante ed è così perfetta per fare da sostegno ai libri". Tanta paura poi per Salvatores quando gira i film: "Mi ricordo la prima scena di EDUCAZIONE SIBERIANA dove si vedeva un fiume in cui tracimavano alberi, animali e detriti. Scappai nella mia roulotte. Era qualcosa più grande di quanto potessi sopportare. Il film non lo puoi fare da solo - sottolinea - per questo è qualcosa di vicino alla vita. Quello che ti fa paura è qualcosa che devi affrontarlo e guardarlo in faccia. È sempre cosi per il film. Ora ne sto già preparando un altro e mi fa paura, ma devi affrontare questa paura e lasciare il più possibile libera la tua testa". Del suo analista, alla fine, cita una frase, che un po' descrive bene il suo attuale rapporto con la realtà: "Persa l'illusione di cambiare il mondo, a volte galleggio, a volte affondo".

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