Una mostra importante, realizzata
con un grande lavoro di ricerca, riaccende la luce sull'artista
torinese Anna Comba, morta nel 2010 e scivolata in un immeritato
oblio. Aperta fino al 27 giugno alla JKS Gallery di Giò Gatto in
Galleria Umberto I a Torino, la mostra nasce intorno a un nucleo
di opere di Anna Comba raccolte da Giò Gatto. Per realizzarla
Giovanna Petrone, che dirige la galleria, si è rivolta alla
curatrice d'arte Olga Gambari che con Anna Comba ha avuto un
legame profondo di amicizia e ha condiviso il fermento artistico
della storica galleria Overstudio di piazza Vittorio, diretta
dal marito dell'artista Duilio Gambino.
"Così è cominciata una piccola grande avventura di incontri
e di confronti, di costruzione di una memoria fatta di passi,
ricerche on line, ricordi messi insieme, persone contattate. Di
cura. Ed emozione" racconta Olga Gambari che lavora al progetto
di una antologica di Anna Comba da realizzare in uno spazio
istituzionale. La mostra è costruita con un paziente lavoro di
documentazione storica: comprende 25 opere, un video con la
regia di Nadia Zanellato che raccoglie testimonianze di figure
che conobbero Anna Comba e un catalogo molto bello che si apre
con l'immagine dell'artista, elegantissima ma discreta, con un
lungo cappotto, i capelli raccolti a chignon. Sullo sfondo il
mercato di Porta Palazzo.
Le opere esposte consentono di ripercorrere alcuni aspetti
dell'arte di Anna Comba, il lavoro di ricerca e sperimentazione,
di confronto con temi personali e sociali, dagli anni Sessanta
fino agli ultimi anni della sua vita. Tra i temi delle opere in
mostra c'è quello erotico sessuale: "usava le immagini che
trovava sulle riviste decostruendo l'immaginario erotico sulle
donne e mescolandolo con un immaginario del corpo maschile". Il
suo spirito diviso tra realtà e sogno affiora nelle opere che
ritraggono Marylin Monroe e Rita Hayworth, nei lavori realizzati
con la tecnica del collage, pagine di un diario personale e
collettivo.
"Ora che siamo partiti, non rimane che recuperare il suo
lavoro, lavoro che lei ha fatto anche per noi", dice Olga
Gambari.
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