(ANSA) - MAZARA DEL VALLO, 05 MAR - Un testimone della fede
di lunghissima data o, per dirla col giovane prete don Giuseppe
Inglese, "un sacerdote innamorato di Dio". Monsignor Calogero
Russo accenna un sorriso sul suo volto sereno, nonostante le
notevoli sofferenze sopportate: 103 anni a maggio, lunedì
prossimo taglierà il traguardo dei suoi 80 anni di sacerdozio.
La cerimonia sarà intima, nel suo "Piccolo oratorio Gesù
maestro", allestito a casa di padre Russo a Partanna, dove,
oramai da anni, lui celebra la santa messa. Nella storia di
questo prete c'è anche il tempo di Covid da raccontare, come se
non fossero bastati la Seconda Guerra Mondiale e il terremoto
nella Valle del Belìce del 1968.
Una lunga vita per oltre tre quarti vissuta con l'abito talare.
A partire dall'ottobre 1929 quando, ad appena 11 anni, entrò nel
Seminario vescovile di Mazara del Vallo. La sua vocazione era
maturata nell'ambiente di famiglia: papà fabbro, mamma
casalinga, discreti proprietari terrieri, "due esempi
dell'accoglienza dei poveri e dei bisognosi ai quali elargivano
sempre qualcosa in natura", raccontano le cronache del tempo.
"Nonostante il desiderio del Seminario, quando salutai papà,
piansi", scrisse nella sua prima lettera . Erano i tempi del
secondo conflitto mondiale e quegli studi anticipati in
seminario lo portarono ben presto a diventare sacerdote. L'8
marzo 1941, a soli 22 anni, con dispensa di Papa Pio XII e
dietro segnalazione del Vescovo monsignor Salvatore Ballo, venne
ordinato sacerdote nella Cattedrale di Mazara del Vallo:
"Durante il rito della mia ordinazione sentivo il terribile
rombo degli aerei che sorvolavano sulla Cattedrale e, ancor di
più, sentivo l'assenza di mio fratello che era combattente",
ricorda l'anziano prete.
Russo ha avuto assegnati incarichi istituzionali
(vice-rettore del Seminario, segretario dei Vescovi Ballo e
monsignor Gioacchino Di Leo ma anche reggente pro-tempore della
Diocesi nell'anno 1949-1950, durante la sede vacante
dell'episcopato, per volere del Cardinale Ernesto Ruffini), ma
grande è stato l'impegno tra la gente. Arrivato a Partanna da
sacerdote, sua città d'origine, si volle far conoscere famiglia
per famiglia. Il territorio della sua prima parrocchia conta 7
mila persone. È per loro che comprò centinaia di copie del
Vangelo.
L'esperienza del terremoto nella Valle del Belìce lo segnò
particolarmente. Scese tra gli sfollati, a mani nude, incontrò e
aiutò le persone che avevano bisogno, a tal punto che Papa Paolo
VI gli donò una utilitaria per muoversi meglio. Girò tra le
baracche e col megafono annunciò gli orari delle messe e le
attività pastorali.
Casa sua, in questi anni, è diventato luogo di pellegrinaggio di
tantissimi sacerdoti. Tra questi anche don Andrea Santoro che
poi, da missionario, è stato trucidato in Turchia nel 2006. Il
Vescovo monsignor Domenico Mogavero ha voluto che a casa sua si
allestisse un "Piccolo oratorio Gesù maestro" dove in questi
anni padre Russo ha potuto continuare a celebrare la santa
messa, seguita da alcuni fedeli. Oggi la celebrazione è sospesa
a causa del Covid-19. (ANSA).