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Mondiali: si avvicina Iran-Usa, polemica tra iraniani e Klinsmann 

L'ex ct: "I giocatori di Teheran pressano l'arbitro'. Scoppia il caso 

Redazione ANSA DOHA

A due giorni da Iran-Stati Uniti, partita decisiva per la sorte delle due nazionali ai Mondiali ma anche sfida dai forti risvolti politici tra Paesi 'nemici', dal ritiro della nazionale asiatica e da Teheran è partita una bordata contro Juergen Klinsmann, che nei suoi gloriosi trascorsi in campo e in panchina è stato anche ct della nazionale a stelle e strisce. Il tedesco è finito nel mirino per alcuni commenti in cui accusava il 'Team Melli' di aver influenzato l'arbitro durante la partita vinta venerdì scorso sul Galles. La federcalcio iraniana e il ct, Carlos Queiroz, hanno chiesto alla Fifa di far dimettere Klinsmann del gruppo di studio tecnico di cui fa parte, mentre l'ex interista oggi ha provato a rettificare parole che alcuni hanno visto come un 'avvertimento' per gli Stati Uniti in vista del match di martedì. Commentando la partita per la Bbc, il tedesco aveva sottolineato come giocatori e panchina dell'Iran "si lavorano l'arbitro, il guardalinee, il quarto uomo. Ti fanno perdere la concentrazione e lo fanno apposta. Fa parte della loro cultura".

Parole che hanno fatto infuriare Queiroz, che su Twitter ha replicato: "Queste osservazioni sulla cultura iraniana, sulla nazionale e sui miei giocatori sono una vergogna per il calcio" ha scritto, invitando poi l'ex collega al ritiro della sua nazionale, ma solo se nel frattempo avrà dato le dimissioni dal comitato della Fifa. La Federcalcio iraniana ha chiesto chiarimenti alla Fifa e ha preteso le scuse e le dimissioni di Klinsmann. Inutili, per il momento, le scuse dell'ex ct, sempre alla Bbc: "Io ho descritto il loro modo emotivo di fare le cose, che è ammirevole - ha detto -. L'intera panchina partecipa al gioco e Carlos è un allenatore molto emotivo, è costantemente in piedi a cercare di trasmettere ai suoi giocatori tutta la sua energia". Le sue dichiarazioni sono state un vero e proprio assist involontario ad una nazionale che, finita nel mirino per la sconfitta e per non aver cantato l'inno nella partita inaugurale, si è riscattata anche agli occhi dei vertici del Paese col successo sui gallesi e che non aveva bisogno di nuovi stimoli per affrontare la squadra del 'Grande satana'.

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