(ANSA) - ROMA, 07 LUG - Riguardo alla duplicazione del
contributo integrativo dovuto alle Casse di previdenza private,
generato dalla doppia fatturazione delle prestazioni
professionali, prima come Società tra professionisti nei
confronti del cliente e poi in qualità di socio professionista,
il ministero del Lavoro, rispondendo ad un'interrogazione
scritta del senatore di FdI Andrea de Bertoldi, ha specificato
che il quadro normativo resta tale. I ministeri vigilanti degli
Enti (Lavoro ed Economia), recita il testo, hanno escluso che
"rientri nelle prerogative di un Ente previdenziale la potestà
di modificare la definizione, disposta per legge, della base
imponibile su cui applicare la maggiorazione a titolo di
contribuzione integrativa". Il senatore commenta così: "Dopo
che, nel febbraio 2020, l'allora governo Conte si era già
opposto alle delibere della Cassa dottori commercialisti (Cdc),
ma pure a quelle di Cassa ragionieri (Cnpr) e dell'Ente
consulenti del lavoro (Enpacl), che intendevano porre fine a
questa incomprensibile disposizione di duplicazione
previdenziale, ora pure il governo Draghi persiste, con la
risposta alla mia interrogazione, nell'atteggiamento di
incomprensibile chiusura alle legittime richieste dei
professionisti, che rispondono peraltro all'interesse economico
nazionale". Per de Bertoldi, infine, "mentre tutti giustamente
sostengono la necessità delle aggregazioni professionali per
fornire migliori servizi ai clienti, per diminuire i costi degli
uffici e finanche per attenuare i bisogni energetici, il governo
insiste invece nel fare ostruzionismo verso tali fenomeni
associativi, sia sul piano fiscale, come dimostrato dalle
limitazioni al regime forfettario, sia con l'assurda
duplicazione del contributo integrativo previdenziale che
coinvolge le Società tra professionisti", chiude. (ANSA).