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>ANSA-LA-STORIA/Natale al fronte, pronti i canti per i soldati

Mons. Shevchuk, in nessun rifugio mancherà la tavola della festa

(dell'inviata Manuela Tulli) (ANSA) - KIEV, 11 DIC - "Io so che ci sono molti volontari che si stanno preparando per andare al fronte per cantare i canti natalizi con i nostri soldati. E si farà anche una rappresentazione legata alla nostra situazione esistenziale, si chiama 'vertep' (teatro delle marionette, ndr) e sono tanti gli studenti che andranno al fronte per portare questa gioia natalizia e cantare con i nostri soldati". Neanche i colpi di artiglieria fermeranno dunque la voglia di celebrare il Natale in Ucraina, come dice l'arcivescovo maggiore di Kiev e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, monsignor Sviatoslav Shevchuk. "Ricordo i tempi sovietici quando questi canti natalizi erano una forma di protesta contro il regime ateo e comunista. Anche nei momenti più dolorosi la gente cantava perché con questo canto vinceva le sue tristezze", racconta.
    E succederà allora anche in questo Natale 2022, che è così triste, e anche freddo e buio in Ucraina. Non mancherà su nessuna tavola il borsch, la zuppa di barbabietole patrimonio dell'Unesco, e la kutia, il dolce tipico con la frutta secca e il miele. Natale "sarà il momento della solidarietà, raccoglieremo e divideremo con tutti" perché su ogni tavola non manchi niente. "In ogni rifugio antiaereo e in ogni casa per i profughi ci sarà il momento del canto natalizio. Ci chiedete se festeggeremo il Natale? Sì, lo faremo, forse nel freddo ma questo ci farà sperimentare sulla nostra pelle la storia della Sacra Famiglia: al buio e al freddo ma con la gioia celeste", ha detto ancora Shevchuk accogliendo nella sua residenza un gruppo di giornalisti al seguito di una missione organizzata dalle ambasciate ucraina e polacca presso la Santa Sede.
    C'è un velo di tristezza nelle sue parole, per la guerra e anche per la recente perdita del papà Yurii. Questa situazione nel Paese non gli ha consentito di partecipare al funerale. Il papà viveva all'estero e in una Ucraina senza aeroporti e voli è difficile anche poter salutare per l'ultima volta i propri cari. Poi Shevchuk cerca di sdrammatizzare e mostra "la mia nuova mitra e il mio nuovo abito liturgico", casco e giubbetto antiproiettile, senza i quali ormai non so può più muovere se vuole raggiungere i fedeli più vicini alle aree di conflitto.
    "Se sentite rumori è perché stiamo facendo qui sotto una nuova cucina", continua parlando dal suo ufficio. Un altro esempio della resilienza dell'Ucraina. Nel Paese colpito ora nelle infrastrutture energetiche "la gente non può cucinare". Il generatore della cattedrale regge questa nuova emergenza e ogni giorno si potranno preparare un centinaio di pasti caldi perché quando fuori c'è la neve e la temperatura scende a meno sette, meno otto gradi, non puoi dare da mangiare alla gente panini o scatolette. E nei giorni di Natale la cucina lavorerà dalla mattina alla sera.
    In tutto questo la parola 'pace' ha ancora un senso? "Per noi significa dare la possibilità di vivere, noi siamo costretti a lottare per la nostra stessa sopravvivenza. Pace è sanare le ferite di questa gente. Anch'io sono ferito da questa esperienza ma pensiamo ai bambini che hanno visto i bombardamenti, ai nostri giovani soldati che sono stati feriti fisicamente". "La pace vuol dire per noi: 'smettete di ucciderci'. Ma dobbiamo vincere la guerra - dice 'sua beatitudine', come lo chiamano i suoi fedeli - nella sua stessa causa, perché la pace possa essere davvero autentica e duratura". (ANSA).
   

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