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Migranti: mons. Bizzeti, in Turchia in limbo senza speranza

Parla il vicario del Papa in Anatolia, 'mancano preti e chiese'

(di Manuela Tulli) (ANSA) - HATAY, 10 NOV - "La condizione dei rifugiati, e soprattutto dei rifugiati cristiani, sta peggiorando. Molti sono venuti in Turchia pensando che sarebbe stato un Paese di passaggio e invece sono qui ormai da anni". A parlare è il vicario apostolico d'Anatolia, monsignor Paolo Bizzeti, il gesuita che nel 2015 ha preso il posto di monsignor Marcello Padovese che era stato assassinato nel 2010 ad Alessandretta.
    Mons. Bizzeti parla dei migranti che negli anni sono giunti in Turchia pensando di poter raggiungere l'Europa. Anche se dai campi profughi alcuni di loro sono passati a vivere in delle case la condizione non è migliorata perché "vivono in un limbo molto doloroso. Non possono più tornare indietro - sottolinea il vicario del Papa in questa terra facendo riferimento alla situazione ancora non facile in Siria, Iraq, Afghanistan da dove arriva la maggior parte dei profughi - e le porte dell'Occidente, come sapete, sono chiuse". "Le persone sono demotivate, disperate, arrabbiate", aggiunge in un incontro in Turchia con i giornalisti al seguito dell'Opera Romana Pellegrinaggi.
    Per i cristiani il problema si aggrava perché per loro qui è difficile anche trovare un accompagnamento spirituale: "Mancano sacerdoti che parlano la loro lingua, avrebbero bisogno di un luogo dove incontrarsi, dove celebrare, la situazione è molto difficile. Di fronte a questo provo un forte senso di impotenza", dice Bizzeti commuovendosi al pensiero dei tanti migranti che si ritrovano in Turchia "senza niente ma anche senza chiesa e senza sacramenti". "La tentazione è quella di lasciarsi andare ad una sopravvivenza di bassa lega".
    La passione di Bizzeti per questo Paese era nata con un viaggio ai tempi dell'università, nel 1978, "lì è scoccato il colpo di fulmine", poi nel 1985 la richiesta, una volta diventato padre gesuita, di venire qui in missione. "Ma allora mi dissero che la mia Turchia era l'Italia". Poi nel 2015 la chiamata di Papa Francesco che lo ha voluto come suo vicario in Anatolia.
    Mons. Bizzeti parla anche di un crescente interesse per il cristianesimo: "In ogni parrocchia abbiamo dei turchi che chiedono di diventare cristiani, c'è un crescente interesse, alcuni vengono a conoscenza del cristianesimo attraverso internet". Sono processi però non facili perché queste persone "hanno bisogno di un accompagnamento di prima evangelizzazione che deve però essere inculturato".
    Infine il vicario apostolico parla della libertà religiosa: "La Chiesa cattolica non ha personalità giuridica, come anche non la ha la Caritas. Non si possono costruire cappelle, erigere seminari ed è anche difficile a volte ottenere per gli operatori pastorali permessi di soggiorno". Tutto è ancora legato al Trattato di Losanna del 1923, firmato alla fine della prima guerra mondiale. In questo accordo la religione cattolica non venne parificata all'islam. "L'anno prossimo questo Trattato farà cento anni. Non credo che la Turchia lo vorrà mettere in discussione. E noi?", chiede Bizzeti. (ANSA).
   

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