(dell'inviata Manuela Tulli)
(ANSA) - AEREO PAPALE, 05 FEB - Il Papa lascia l'Africa e in
particolare due Paesi insanguinati, per ragioni diverse, dalla
guerra. In Congo e in Sud Sudan ha visto la tragedia umanitaria
legata a decenni di conflitti e quindi, con lo sguardo al
pianeta intero, lancia un allarme: "Il mondo è in
autodistruzione, fermiamoci in tempo" perché se si asseconda
"l'escalation non sai dove vai a finire". Il riferimento è
all'Ucraina ma non solo. Francesco cita Siria, Yemen, Myanmar e
i tanti conflitti in America Latina.
Il Pontefice - che ha incontrato i giornalisti insieme
all'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e al Moderatore
della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields - non si sottrae alle
domande sui veleni in Vaticano e dice che "la morte di Benedetto
è stata strumentalizzata". Torna a parlare anche di
omosessualità e dice che è "un peccato" condannare i gay. Infine
annuncia i suoi prossimi viaggi: Lisbona e Marsiglia ma nei suoi
desideri c'è anche la Mongolia, forse a fine settembre, e
l'India il prossimo anno.
Il Papa - mentre le grandi potenze sono inviano armi in
Ucraina e pensao di rafforzare i loro arsenali - torna a
condannare il commercio di armi e "l'escalation", con la quale
si va "di bomba in bomba e non si sa dove va a finire". "Oggi
credo che nel mondo questa sia la peste, la peste più grande,
l'affare, la vendita delle armi", ha ribadito. Quanto alla
guerra in Ucraina (tra meno di venti giorni sarà un anno
dall'inizio), "io sono aperto ad incontrare ambedue i
presidenti, quello dell'Ucraina e quello della Russia, sono
aperto per l'incontro. Se io non sono andato a Kiev è perché non
è possibile per il momento andare a Mosca ma chiedo il dialogo".
Non è possibile perché Putin non ha voluto aprire neanche quella
"finestrina negoziale" che il Papa chiese immediatamente
attraverso l'ambasciata russa in Vaticano. "Ma non è l'unica
guerra, io vorrei fare giustizia", aggiunge snocciolando tutti i
principali terreni toccati dai conflitti.
Poi passa alle polemiche 'in casa': coloro che lo attaccano e
per questo "strumentalizzano Benedetto sono senza etica, è gente
di partito, non di Chiesa". "Io lascio perdere, queste cose
cadranno da sole, alcune non cadranno e si andrà avanti, come
nella storia della Chiesa succede", ha detto ai giornalisti in
volo. "Alcune storie che si dicono, che Benedetto era
amareggiato per questo o quell'altro, sono storie cinesi", ha
detto il Papa argentino traducendo in italiano un modo di dire
della lingua spagnola riferito a cose inventate. E a usare
quell'aggettivo, "amareggiato", era stato mons. Georg Gaenswein,
il segretario di Ratzinger, che dopo quello strappo con Papa
Francesco vive praticamente in un 'limbo', con la sua carica di
Prefetto che non esercita da due anni.
Parlando con affetto di Benedetto, "una persona così brava,
così di Dio, un Santo Padre della Chiesa", rivela un aneddoto.
"Una volta io ho parlato del matrimonio delle persone
omosessuali, che il matrimonio è un sacramento che noi non
possiamo fare un sacramento ma c'è una possibilità" che siano
tutelati per i beni o per la pensione con "la legge civile".
"Una persona, che si crede un grande teologo, tramite un amico
di Papa Benedetto, è andato da lui e ha fatto la denuncia contro
di me. Benedetto non si è spaventato, ha chiamato quattro
cardinali teologi di primo livello e ha detto 'spiegatemi
questo' e loro gliel'hanno spiegato e così è finita la storia".
Ratzinger dunque gli ha dato ragione.
E sull'omosessualità ribadisce che "è peccato" condannare
queste persone e "una ingiustizia" criminalizzarle, come oggi
accade in una cinquantina di Paesi al mondo.
Infine svela i suoi prossimi viaggi e a chi gli chiede se
ancora sia in grado di fare visite così impegnative, come quella
in Africa di questi giorni, risponde con una battuta: "L'erba
cattiva non muore mai". (ANSA).