(dell'inviata Manuela Tulli)
(ANSA) - KINSHASA, 31 GEN - "Giù le mani dall'Africa", basta
con lo sfruttamento delle risorse naturali, dell'ambiente, ma
soprattutto occorre fermare quel "colonialismo economico" che
toglie la dignità ai popoli di questo continente. E' il grido di
Papa Francesco, arrivato a Kinshasa, nella Repubblica
Democratica del Congo, per parlare di "pace e riconciliazione"
ma anche per incoraggiare la gente ad alzare la testa e per
chiedere ai politici locali di non farsi "comprare". Perché
tante delle violenze che insanguinano questa terra da decenni
sono legate anche alla gestione delle risorse naturali, dai
diamanti al coltan per i telefonini, che finiscono per essere
risorse "insanguinate".
Il Papa, nel discorso alle autorità a Kinshasa, ha parlato
anche del "genocidio dimenticato che sta subendo la Repubblica
Democratica del Congo". Il Presidente Félix Antoine Tshilombo
Tshisekedi aveva precedentemente parlato di "terrorismo al
servizio degli stranieri", soprattutto nell'est del Paese, e
aveva sottolineato che questo si consuma nel "silenzio della
comunità internazionale".
Il Papa aspettava da mesi questo viaggio che aveva dovuto
rinviare a causa dei problemi al ginocchio. E lo aspettava
soprattutto la gente che all'arrivo di Francesco si è riversata
nelle strade. Il Boulevard Lumumba, i venti chilometri di
arteria che collega l'aeroporto al centro della megalopoli
africana, è diventata un tappeto di gente. D'altronde qui un
Papa non veniva da 38 anni e il Paese si chiamava ancora Zaire.
Una gioia incontenibile per una popolazione che per oltre il 90
per cento è cristiana, tra cattolici (la metà dei cento milioni
di congolesi), protestanti e pentecostali. Kinshasa, la capitale
con oltre quindici milioni di abitanti, è in festa per l'arrivo
di questo anziano Papa che sfida la sua salute e le allerte per
la sicurezza pur di portare il suo messaggio di pace ad un Paese
che ne ha bisogno. "Avrei voluto andare a Goma - confida il
Pontefice ai giornalisti - ma c'è la guerra e non si può". E' la
zona ad est, quella più travagliata del Paese, dove gli
attentati sono all'ordine del giorno e dove fu ucciso
l'ambasciatore italiano Luca Attanasio.
Per arrivare in Congo l'aereo del Papa attraversa il deserto
del Sahara. Francesco guarda dall'oblò e pensa alle persone "in
cerca di un po' di benessere e di libertà" e allora prega in
silenzio per chi "non ce l'ha fatta".
"Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le
mani dall'Africa! Basta soffocare l'Africa: non è una miniera da
sfruttare o un suolo da saccheggiare". Il Papa parla di "una
terra così bella, vasta e rigogliosa" ma "ampiamente depredata"
e che "non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense
risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra
lo rendono 'straniero' ai suoi abitanti. Il veleno dell'avidità
ha reso i suoi diamanti insanguinati". Il Papa va avanti a
fatica, interrotto da tanti applausi, nel suo primo discorso in
Congo, quello rivolto alle autorità, agli imprenditori e ai
diplomatici del Paese.
Il Papa invita le autorità della Repubblica Democratica del
Congo ad investire sui giovani e sulla loro istruzione. "I
diamanti più preziosi della terra congolese, che sono i figli di
questa nazione, devono poter usufruire di valide opportunità
educative". "L'educazione - ha sottolineato Papa Francesco - è
fondamentale: è la via per il futuro, la strada da imboccare per
raggiungere la piena libertà di questo Paese e del Continente
africano". Francesco ricorda però che "tanti bambini non vanno a
scuola: quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono
sfruttati! Troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti
nelle miniere. Non si risparmino sforzi per denunciare la piaga
del lavoro minorile e porvi fine. Quante ragazze sono emarginate
e violate nella loro dignità!", denuncia il Papa. (ANSA).