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Italia-S.Sede: martedì Draghi debutta ai Patti Lateranensi

Primo suo vertice bilaterale, ma pandemia oscura ogni altro tema

    Sarà una prima assoluta per il presidente del consiglio Mario Draghi il vertice bilaterale Italia-Santa Sede in programma martedì pomeriggio a Palazzo Borromeo, nella ricorrenza della firma dei Patti Lateranensi e dell'Accordo di modifica del Concordato. L'annuale summit all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, tra le due delegazioni governative che saranno entrambe ai massimi livelli, coronato dall'evento celebrativo con la partecipazione delle massime cariche dello Stato - prevista la partecipazione del presidente Sergio Mattarella e di quelli di Senato e Camera e della Corte Costituzionale -, usualmente destinato a fare il punto sui temi d'interesse concordatario, con lo sguardo anche alle questioni internazionali, stavolta sarà fortemente condizionato, nelle forme e nei contenuti, dall'acutizzarsi della pandemia da Covid-19, ormai alla 'terza ondata' in forma di 'varianti'.

    Già rinviato dal 12 febbraio scorso a causa della crisi di governo, il vertice non vedrà, proprio per le norme anti-Covid, il tradizionale ricevimento offerto dall'ambasciatore Pietro Sebastiani. Ma è soprattutto nel confronto tra le parti che il contesto della pandemia, nella sua dilagante emergenza di ordine sanitario, economico e sociale, farà da protagonista pressoché esclusivo, oscurando ogni altro tema. Di questo, soprattutto, e delle sue prospettive future, si troveranno a discutere le due delegazioni guidate, da una parte, dal premier Mario Draghi, e dall'altra dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, con la partecipazione anche dei vertici della Cei. E un 'assaggio' sui temi del confronto, quasi un pre-vertice, si è avuto ieri con la visita in Vaticano del ministro degli esteri Luigi Di Maio, che ha incontrato il suo omologo d'Oltretevere, il segretario per i Rapporti con gli Stati, arcivescovo Paul Richard Gallagher.

    Sarà anche il momento per testare il 'sentiment' che dall'altra parte del Tevere si vive verso l'attuale esecutivo, chiamato al grave compito di fronteggiare la pandemia, accelerare le vaccinazioni e gestire il 'recovery plan', dopo che in Vaticano non si sono molto ben comprese le ragioni della crisi che ha 'staccato la spina' al governo-bis di Giuseppe Conte, persona non certo sgradita nei Sacri Palazzi. Il prestigio di cui gode Mario Draghi, però, è incontestabile, e si vedrà se riuscirà a far digerire anche l'eterogeneità della maggioranza che lo sostiene. E di che cosa la Chiesa italiana si aspetti dal governo Draghi dà un saggio oggi il presidente Cei Gualtiero Bassetti in un'intervista al Giornale.

    "Serve riconciliazione e unità per ricostruire il tessuto lacerato del Paese, provato da questo anno terribile della pandemia. Ci sono innumerevoli fratture nella società e nelle persone: dalla salute all'economia, siamo assediati dalla precarietà", dice Bassetti, secondo cui "bisogna avere visioni ampie per fare il bene dell'Italia. È necessario mettere da parte gli interessi particolari e adoperarsi per far sì che nessuno sia lasciato indietro". Per il presidente dei vescovi, "il premier è persona di altissimo profilo e di sicura coscienza, e lo attende un compito delicato e importante.

    Confidiamo che la sua bussola di azione sia orientata verso una serie di obiettivi che permettano una ripresa globale, prima di tutto della fiducia del Paese, passo necessario per una ricostruzione condivisa della comunità". "In questo momento è urgente mettere in campo azioni di prossimità alle situazioni di fragilità", aggiunge, "lo sguardo va rivolto, in modo particolare, ai poveri, agli anziani e ai disabili, alle famiglie e ai giovani, al mondo del lavoro, della scuola e dell'educazione". "La Chiesa che è in Italia sarà un interlocutore attento e collaborativo, come sempre avvenuto, nel rispetto delle reciproche competenze", conclude il cardinale.

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