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Nucleare:esperti,no a raddoppio Krsko,c'รจ rischio sismico

Il geologo Decker,Italia faccia sentire sua voce prima del 2023

24 febbraio, 11:45
(ANSA) - UDINE, 24 FEB - Geologi e sismologi sono tutti d'accordo: il raddoppio della centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, a 125 km da Trieste, è un'ipotesi da scongiurare, visto che l'area dove sorge è a sismicità medio-alta, come confermano molti studi e numerosi monitoraggi. La licenza dell'impianto scadrà nel 2023 e allora si dovrà decidere se mantenerlo in funzione oppure no. E' dunque il momento giusto anche per il governo italiano di far sentire la sua voce contro l'ipotesi di un "revamping" dell'impianto per mantenerlo in funzione fino al 2043, "come sembrano vogliano fare le autorità slovene". A suggerirlo è stato il geologo viennese Kurt Decker, consulente del governo austriaco, ieri all'incontro in diretta Facebook organizzato dal Pd Trieste, sul tema "Il rischio sismico della centrale nucleare di Krsko: 125 chilometri da Trieste, in direzione della Bora", durante il quale sismologi e geologi hanno presentato dati "inequivocabili" sul rischio sismico per l'impianto, progettato alla fine Settanta e attivo dal 1983.

Decker ha sottolineato che il governo italiano ha pieno titolo a "intervenire con autorevolezza nel dibattito intorno alla centrale, sulla base di un accordo firmato da Austria, Italia e Slovenia nel 1997". All'incontro sono intervenuti, oltre a Decker, il ricercatore Giovanni Costa, membro di una rete di monitoraggio transfrontaliera in cui sono incluse anche Slovenia e Croazia, Livio Sirovich, geologo-sismologo ricercatore associato dell'Ogs di Trieste, Peter Suhadolc, sismologo dell'Università di Trieste, la parlamentare del Pd Debora Serracchiani, già presidente della Regione Fvg.

Costa ha sottolineato che "dall'osservazione continua è emerso che la zona è sismicamente attiva", come confermano anche gli eventi che hanno coinvolto la Croazia nell'ultimo anno, "con il terremoto a Petrinja lo scorso dicembre e diverse scosse negli ultimi mesi a Zagabria, che dista solo 40 chilometri dall'impianto di Krsko". Suhadolc ha evidenziato che nella zona nell'arco di 150 anni si sono verificati diversi terremoti tra magnitudo 5 e 5,5. "Inoltre - ha detto - non sappiamo niente di quelli futuri, che potrebbero avvenire su faglie createsi in prossimità dell'impianto". Sirovich ha ricordato che finora gli studi non sono stati ascoltati, a partire dai primi approfondimenti per la costruzione di Krsko 2, condotti da due istituti nazionali francesi, che denunciarono proprio "la presenza di faglie spostatesi in epoche recenti".

Ricordando la contrarietà espressa già dalla precedente amministrazione regionale a un progetto di raddoppio della centrale di Krsko, Debora Serracchiani ha raccolto il suggerimento di Decker e ha garantito il suo impegno perché nelle sedi competenti, "la questione sia presa in carico dal governo italiano che deve sin d'ora farsi parte attiva in vista della scadenza della licenza dell'impianto nel 2023". Durante l'incontro, è stato sottolineato che nel 2017 gli esperti avevano presentato la questione sia al parlamento italiano, sia a quello europeo, ma senza raggiungere dei risultati soddisfacenti. Decker si è detto comunque ottimista, perché alla scadenza, "la Slovenia sarà costretta a portare avanti degli studi accurati per valutare l'impatto ambientale che la centrale ha sui Paesi confinanti". (ANSA).

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