Meno grandi imprese, meno finanza e
banche, calo degli investimenti e ridimensionamento del settore
pubblico con una crescita forte del turismo ma low cost e 'mordi
e fuggi' che porta quindi poca spesa e servizi a basso valore
aggiunto. Negli ultimi vent'anni l'economia di Roma, come emerge
da un articolato studio della Banca d'Italia, ha mostrato "una
deludente performance, peggiore rispetto a quella delle altre
principali città italiane ed europee in termini di valore
aggiunto pro capite". Eppure la Capitale, sottolineano i
ricercatori di Via Nazionale "presenta ancora molti punti di
forza" su cui può far leva: "il ruolo ancora centrale dei
servizi ad alta intensità di conoscenza e l'alto grado di
internazionalizzazione di quelli per le aziende, il peso
rilevante dei lavoratori con istruzione superiore, un elevato
tasso di natalità delle imprese e un notevole peso della ricerca
pubblica". Ma prima di tutto serve "un rinnovato e più
efficiente apparato amministrativo pubblico e migliorare la
qualità dei servizi pubblici locali" attraverso il maggior
utilizzo delle tecnologie digitali e innalzare il capitale umano
dei dipendenti pubblici. I settori su cui puntare, rilevano,
sono l'informatica, le telecomunicazioni, l'audiovisuale, la
sanità, le attività culturali, la ricerca e sviluppo, la
consulenza aziendale.
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