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Dal boom agli anni di piombo, così cambiò l'Italia

Dal boom agli anni di piombo, così cambiò l'Italia

A Roma il Paese visto dai reporter delle agenzie fotografiche

ROMA, 02 settembre 2022, 14:36

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Uno scorcio della città dalla sommità del grattacielo Pirelli ancora circondato di ponteggi e il dj di Radio Milano International, simbolo del dilagare delle emittenti libere. Hanno per teatro il capoluogo lombardo le immagini che incorniciano un quindicennio cruciale, il periodo dal 1960 al 1975 in cui l'Italia cambiò pelle lasciandosi alle spalle la tradizione, l'arretratezza e i segni profondi lasciati dalla guerra per affrontare la modernità, con tutti i prezzi da pagare richiesti da questa sfida. A raccontare il Paese dall'effervescenza del boom economico all'avvio della stagione cruenta del terrorismo è la mostra 'Anni interessanti', promossa dall'Archivio Luce e da Roma Culture fino al 16 ottobre al Museo di Roma in Trastevere, attraverso lo sguardo di un gruppo ristretto di grandi maestri e, soprattutto, l'approccio asciutto dei reporter senza nome delle agenzie fotografiche Vedo, Dial, Publifoto e Archivio Farabola.
    Enrico Menduni, il curatore, ha scelto 124 immagini per comporre l'identikit della nuova Italia che andava prendendo forma tra ricchezza e possibilità, crescita al nord e spopolamento al sud, benessere e tensioni sindacali, lavoro e cortei di protesta, l'influenza marcata della Chiesa e la classe politica, drammi sociali e voglia di leggerezza. Sotto l'occhio dei professionisti dello scatto passa un'Italia che sembra lontana anni luce. Il bianco e nero delle foto di cronaca disegna, però, il profilo di una società che cerca di liberarsi con fatica da abitudini antiche. Accanto alla povertà delle periferie e dei paesi, ecco i segnali del cambiamento dei costumi, le stelle del cinema e della canzone, i balli 'moderni', la frenesia delle grandi opere pubbliche, le autostrade e gli edifici simbolo del miracolo economico, le manifestazioni per affermare diritti, il lavoro in fabbrica, la pubblicità dei cartelloni e della tv.
   

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