La Commissione europea ha stabilito le norme per far pagare alle Big Tech la tassa sui servizi di vigilanza necessari a monitorare piattaforme e motori di ricerca online di grandi dimensioni ai sensi della legge sui servizi digitali (Dsa), volta a proteggere lo spazio digitale dalla diffusione di beni, contenuti e servizi illegali e a garantire la protezione dei diritti fondamentali degli utenti.
L'obolo richiesto dall'esecutivo comunitario alle società tech, che dovrebbe essere applicata per la prima volta nell'autunno 2023, servirà a finanziare i costi sostenuti dalla Commissione per svolgere la funzione di vigilanza sul rispetto delle regole contenute nel Dsa.
L'atto delegato adottato dall'esecutivo comunitario definisce la metodologia e le modalità di calcolo e riscossione del contributo di vigilanza, e fornisce ulteriori dettagli sul calcolo dei costi complessivi stimati da coprire con i contributi riscossi e sulla determinazione dei singoli contributi. Il documento verrà ora trasmesso al Parlamento europeo e ai governi nazionali, che dispongono di tre mesi per esaminarlo. Su loro richiesta, l'esame può essere prorogato di tre mesi.