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E’ scontro tra Francia e Germania sulla patente verde all'idrogeno da energia nucleare

E’ scontro tra Francia e Germania sulla patente verde all'idrogeno da energia nucleare

Per Parigi è come il rinnovabile, Berlino si oppone. Canfin: "Serve tregua"

17 febbraio 2023, 12:20

Redazione ANSA

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E ' scontro tra Francia e Germania sull 'idrogeno verde da nucleare © ANSA/AFP

Sta diventando un caso diplomatico l’atto delegato che definisce i criteri per definire l’idrogeno rinnovabile, con uno scontro tra Francia e Germania che per molti versi ricorda quello sulla tassonomia. Come per il regolamento che ha incluso gas e nucleare tra gli investimenti sostenibili, anche in questo caso una legislazione secondaria e di natura tecnica sta innescando uno scontro che coinvolge i piani più alti dei palazzi delle istituzioni europee e nazionali e rischia di inceppare il “motore franco-tedesco”.

Parigi ha insistito per mesi, e alla fine ottenuto, che nell’atto delegato sulla Metodologia dell'Unione che stabilisca norme dettagliate per la produzione di carburanti per autotrazione liquidi e gassosi rinnovabili di origine non biologica fosse introdotta una deroga per produrre idrogeno “verde” con l’elettricità generata da nucleare. Berlino si oppone e, riassume la Frankfurter Allgemeine Zeitung, Parigi per ripicca minaccia di cestinare il progetto H2Med, il gasdotto che dovrebbe unire la Penisola iberica con l’Esagono e la Repubblica Federale, progetto cruciale per tutta l’Ue, per eliminare il “collo di bottiglia” dei Pirenei, storico ostacolo allo sviluppo della rete europea.

Secondo Parigi, nella dichiarazione stilata dopo il Consiglio dei ministri franco-tedesco del 22 gennaio Berlino avrebbe accettato di attribuire l'etichetta "verde" anche all'idrogeno prodotto dall'energia nucleare. Per il governo tedesco, invece, la dichiarazione fa una distinzione netta tra idrogeno rinnovabile e quello da nucleare, che rinnovabile non è. La Spagna, altro partner di H2Med, è sulla stessa linea.

Il regolamento stabilisce delle soglie di emissione del sistema energetico al di sotto delle quali l'idrogeno da nucleare sarà considerato come rinnovabile, anche se a certe condizioni. Applicando le soglie, al momento solo in alcune zone di Francia e Svezia sarebbe possibile produrre idrogeno verde dall'atomo. Secondo la Commissione europea, il regolamento conteso chiarisce che l'idrogeno fatto con il nucleare "non sarà conteggiato come rinnovabile, ma sarà considerato come a basse emissioni di CO2". La definizione di "low carbon" arriverà da un altro atto delegato, previsto nel pacchetto decarbonizzazione del settore gas, in fase di negoziato tra i co-legislatori.

"E’ vero che il testo del regolamento stabilisce che per avere la certificazione di idrogeno rinnovabile da energia nucleare ci sarà comunque bisogno di un contratto di acquisto a lungo termine con un operatore di rinnovabili – spiega Marta Lovisolo, che ha seguito l’evoluzione del dossier per la Fondazione Bellona – ma ad esempio in Italia oppure in Spagna il fornitore dovrà essere nuovo, in Francia e Svezia potrà essere già connesso alla rete, insomma per questi due Paesi non c’è obbligo di aggiunta di rinnovabili alla rete”. Cioè, manca la “addizionalità”, centrale per uno sviluppo del settore idrogeno in Europa che non vampirizzi solare ed eolico.

Il governo di Parigi al momento non sembra interessato alla sfumatura tra "rinnovabile" e a "basse emissioni". L’atto delegato la Commissione "ha riconosciuto alla Francia, e alla Svezia, di avere il sistema elettrico più decarbonizzato d'Europa e di non aver bisogno di capacità addizionale di rinnovabili per produrre idrogeno pulito", affermano esponenti dello staff della ministra per la transizione energetica Agnès Pannier-Runacher. Per il governo francese si deve applicare "la stessa logica" al negoziato in corso sulla nuova direttiva rinnovabili.

I colloqui per aumentare i target ed accelerare l’adozione delle energie pulite, per decarbonizzare l’economia e ridurre la dipendenza dalle forniture russe, sono ripresi dopo una pausa dovuta proprio alla mancanza dell’atto delegato sull’idrogeno. Ma la Francia "è pronta a bloccare l'aumento del target delle rinnovabili dal 40 al 45% al 2030", uno dei punti più controversi del negoziato, "se non otterrà ciò che vuole sul riconoscimento dell'idrogeno a basse emissioni", dice all’ANSA Pascal Canfin.

Il deputato francese, presidente della commissione Ambiente dell’Europarlamento, suggerisce una tregua. "Dobbiamo avvicinarci – afferma – a un compromesso tra Francia e Germania" sull'energia "secondo cui ognuno fa quello che sa fare meglio invece di perdere tempo a restringere le opzioni a disposizione". “Con la quantità di elettricità a zero emissioni di cui avremo bisogno per la decarbonizzazione – aggiunge – ci vorranno più soluzioni diverse e non ha senso continuare a perdere tempo a cercare di ostacolarsi l’un l’altro”. La Commissione europea, conclude "ha raggiunto il giusto equilibrio con l'atto delegato sull'idrogeno, con regole che tengono conto di eccezioni per Paesi come la Francia che hanno un mix elettrico a bassa intensità di emissioni".

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