BRUXELLES - Nel suo centunesimo anniversario di vita l'Università Cattolica ha fatto parlare i muri della storia, con uno spettacolo che ha raccontato della naturale vocazione dell'essere umano a spostarsi sin dalle prime fasi della sua evoluzione, ma anche della sua inclinazione a servirsi di barriere per manifestare paure e talvolta idee attraverso l'arte.
Il più grande Ateneo cattolico d'Europa si è servito dello "history telling" del professore ordinario di Istituzioni politiche Paolo Colombo e dei disegni eseguiti dal vivo nel corso del racconto da Michele Tranquillini, per ricucire la storia del rapporto uomo-muro all'interno del teatro dell'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, città dove i muri vengono quotidianamente abbattuti dalle culture che vivono in questa capitale europea.
Dalla storia della Muraglia cinese e del muro di Berlino, barriere considerate erroneamente inviolabili, ai nuovi diecimila chilometri di muri costruiti nell'ultimo decennio nel mondo: lo spettacolo di "storie di umanità divisa", ha raccontato di un periodo storico, la fine del Novecento, dove sembrava che i muri appartenessero al passato.
Ma ha anche offerto la possibilità a ex studenti universitari con una carriera a Bruxelles, agli studenti presenti nella capitale belga e all'intero pubblico presente in sala di seguire la strada scelta da un Ateneo che forma menti da 101 anni: rifiutare i limiti imposti dai muri e riflettere su di essi idee e aspirazioni, come nei murales creati dall'artista anonimo Banksy.
Come ha affermato il rettore dell'università Franco Anelli, lo spettacolo di Colombo e Tranquillini, "ha la capacità di portare al di fuori degli ambiti propriamente universitari una riflessione, un'analisi e un approfondimento culturale in una forma che sia divertente ed emozionante". Un invito ad abbandonare la fragilità e l'assurdità dei muri, per assaporare, come scriveva il geografo arabo al Idrisi nel 1154 nella sua descrizione del mondo, "la delizia di chi desidera attraversare la terra".