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Pedriali e Pasolini, Warhol, arte Usa. Il tris di Alda Fendi

Pedriali e Pasolini, Warhol, arte Usa. Il tris di Alda Fendi

A Palazzo Rhinoceros film sul fotografo, Anni '70 tra Italia-Usa

ROMA, 08 giugno 2023, 16:04

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Luciano Fioramonti) Alda Fendi moltiplica l' offerta trasversale e gratuita di arte aprendo Palazzo Rhinoceros, sede della sua fondazione Esperimenti, a un tris di proposte che raccontano squarci tormentati di Italia negli Anni Settanta e guardano al fermento artistico e culturale che in quello stesso periodo animava gli Stati Uniti. Dal 9 giugno al 19 novembre lo storico edificio 'maneggiato' da Jean Nouvel nel cuore di Roma tra la Bocca della Verità e l'Arco di Giano diventa scenario multiplo di Alda Fendi presents che ruota intorno all'anteprima assoluta del docufilm Dino's Dark room firmato da Corrado Rizza sulla storia del fotografo Dino Pedriali e del suo rapporto con Pier Paolo Pasolini fino agli ultimi scatti prima della morte del poeta. Un racconto per immagini intenso e commovente, reso con grande efficacia dall' attore Pietro De Silva, in cui, prima ancora del regista e scrittore, compaiono Man Ray e Andy Warhol che Pedriali conobbe grazie al legame con il gallerista torinese Luciano Anselmino, promotore anche di Rauschenberg e altri esponenti di spicco della scena underground newyorkese. A Warhol e alla sua Factory si lega la seconda sezione dell' appuntamento, curata da Raffaele Curi, direttore artistico della Fondazione, che nel docufilm racconta il suo incontro con Warhol, Pedriali e Pasolini. Ad Anselmino, tra l' altro, si deve proprio la scandalosa mostra del 1975 a Ferrara Ladies and Gentlemen, dedicata alle drag queen della Grande Mela ritratte da Warhol, per il catalogo della quale l' autore di Ragazzi di Vita scrisse un testo. ''Ho voluto dare una idea della diversità dell' omosessualità in America e in Europa - dice Curi all' ANSA -. Per Pasolini è una tragedia che finisce in tragedia. Gli americani e Andy Warhol ne fanno grimaldello di creatività, provocazione e e divertimento''. In mostra anche l'immagine di Mario Montez, nome d' arte dell' attore di origine portoricana Renè Rivera divenuto la principale 'regina' della scuderia di Warhol, che amava trasfigurarsi nella popolare attrice degli Anni Quaranta Maria Montez. Altre citazioni del clima dell' epoca arrivano dai finti distributori di barattoli di fagioli e banane, le due immagini-simbolo inventate da Warhol per trasformare la pubblicità in forma d' arte e per la celebre copertina del primo album dei Velvet Underground. Altre foto di Ladies and Gentlemen richiamano sui muri la mostra che la Tate Gallery di Londra avrebbe voluto replicare nel 2020 e che naufragò a causa del lockdown causato dal Covid. L'ultima sezione è dedicata al gallerista François Ghebaly, francese da 20 anni radicato a Los Angeles, animatore di uno spazio espositivo anche a New York, che porta per la prima volta in Italia e a Roma i lavori e le installazioni dei suoi artisti Neïl Beloufa, Ludovic Nkoth, Em Rooney e Max Hooper Schneider.
    Questo debutto apre la serie di incontri con le gallerie internazionali di prestigio che la Fondazione Alda Fendi Esperimenti vuole far conoscere nella capitale. A dominare comunque su tutto è Dino Pedriali, morto recentemente, e il suo innamoramento per Pasolini, documentato da quelle ultime immagini scattate non a Roma - che pure era stata cantata nei romanzi più celebri dello scrittore - ma a Sabaudia e, soprattutto, tra i ruderi del castelletto di Chia, nel viterbese, dove il poeta, sentendosi solo e abbandonato da tutti, amava rifugiarsi. Qui si fece ritrarre in una serie di nudi integrali, oggi di proprietà di Alda Fendi come i ritratti che Pedriali fece di Man Ray - in una sorta di testamento del corpo firmato dal fotografo, definito da un critico d'arte un Caravaggio moderno per il suo particolare uso della luce.
    Pedriali non fece in tempo a mostrare a Pasolini il suo lavoro perchè riuscì a completarlo proprio la notte prima della sua morte violenta tra le baracche dell'Idroscalo di Ostia. ''Nello sviluppo del mio individuo, mia diversità, sono stato precocissimo - ricordano su una parete le parole dello scrittore -. E non mi è successo, come a Gide, di gridare d un tratto 'Sono diverso dagli altri' con angosce inaspettate. Io l' ho sempre saputo''.
   

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