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Marte, terremoti spie di una possibile attività vulcanica

Marte, terremoti spie di una possibile attività vulcanica

Rilevati dalla sonda Insight, indicano la presenza di magma caldo

28 ottobre 2022, 12:35

Redazione ANSA

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Una delle fratture della crosta marziana nella regione Cerberus Fossae (fonte: ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una delle fratture della crosta marziana nella regione Cerberus Fossae (fonte: ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una delle fratture della crosta marziana nella regione Cerberus Fossae (fonte: ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Indizi di una possibile attività vulcanica ancora in corso su Marte sono stati individuati in una ventina di recenti terremoti tra gli oltre 1.300 rilevati dal 2018 a oggi dalla sonda Insight della Nasa. Lo studio, che dimostra come il pianeta sia ancora relativamente giovane e attivo, è pubblicato su Nature Astronomy da un gruppo di ricerca internazionale guidato dal Politecnico federale di Zurigo (Eth).

La regione di Marte Cerberus Fossae (fonte: ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)

Sismologi e geofisici hanno analizzato i dati relativi a una ventina di terremoti con epicentro vicino al sistema di fratture della crosta marziana denominato Cerberus Fossae. Secondo gli esperti, i terremoti a bassa frequenza indicherebbero una fonte potenzialmente calda che potrebbe essere spiegata dalla presenza attuale di lava fusa, quindi magma in profondità e attività vulcanica. In particolare, si è scoperto che i terremoti sono localizzati principalmente nella parte più interna di Cerberus Fossae. Confrontando i dati sismici con le immagini della stessa area, sono stati individuati dei depositi di polvere più scuri non solo nella direzione dominante del vento, ma in più direzioni.

 

Cerberus Fossae all’interno della regione Elysium Planitia (fonte: NASA MGS MOLA Science Team)

"L'ombra più scura della polvere indica la prova geologica di un'attività vulcanica più recente - forse negli ultimi 50.000 anni - relativamente giovane, in termini geologici", spiega Simon Staehler, il primo autore dell'articolo che lavora nel gruppo di Sismologia e Geodinamica guidato da Domenico Giardini presso l'Istituto di Geofisica dell'Eth. Secondo Staehler "è possibile che ciò che stiamo vedendo siano gli ultimi resti di questa regione vulcanica un tempo attiva o che il magma si stia ora spostando a est verso il prossimo luogo di eruzione".

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