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Pioggia di particelle ad altissima energia

Redazione ANSA

Sono le particelle ad altissima energia che attraversano l’universo e che ogni istante attraversano il cosmo e la Terra. La loro origine non è ancora chiara, ma sono sempre maggiori le prove a favore del fatto che siano generati da eventi cosmici molto violenti, come l’esplosione di supernovae.
Il primo a identificarli e a scoprire che hanno origine nello spazio e’ stato, all’inizio del ‘900, l’austriaco Victor Franz Hess, premiato con il Nobel per la Fisica nel 1936. Il termine “raggi cosmici” è stato coniato nel 1925 dall’americano Robert Millikan, mentre a dimostrare che sono particelle dotate di carica è stato Arthur Compton, anche lui americano. A tracciare il primo identikit dei raggi cosmici è stato l’italiano Bruno Rossi, che nel 1931 scoprì che la pioggia di particelle cariche che investe la Terra è composta da protoni e da nuclei di atomi ed energie elevatissime, capaci di penetrare ovunque, anche in un blocco di piombo spesso un metro. E’ stato fndamentale anche il ruolo di un altro italiano, Giuseppe Occhialini.
Adesso i ricercatori sono al lavoro soprattutto per chiarire da dove abbiano origine i raggi cosmici. Fino a non molto tempo fa si riteneva che a ''spingere'' i raggi cosmici fossero la gigantesche onde d'urto generata dall'esplosione delle supernovae. Tuttavia recentemente l'esperimento Pamela (Payload for Antimatter Matter Exploration and Light-nuclei Astrophysics) ha dimostrato che devono esistere anche altri acceleratori cosmici. Grazie a rivelatori che riconoscono le particelle che compongono i raggi cosmici e che ne misurano flusso ed energia. Pamela ha dimostrato per la prima volta che le particelle che compongono i raggi cosmici non sono accelerate nello stesso modo alle alte energie e che, di conseguenza, ricevono spinte diverse da motori diversi, non ancora identificati. Se da un lato sono oggetti di grande interesse scientifico, dall’altro i raggi cosmici costituiscono un problema per le attività spaziali. Quando manca l’effetto protettivo dell’atmosfera diventa necessario proteggere l’elettronica dei satelliti, schermandoli, e sono in corso ricerche per studiare gli effetti che questo bombardamento di particelle può avere sulla salute degli astronauti, soprattutto in via delle future lunghe missioni verso la Luna e Marte.

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