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Sanità, l'Italia spende il 40% in meno dei grandi Paesi Ue

Sanità, l'Italia spende il 40% in meno dei grandi Paesi Ue

In 2019/2020 finanziamento Italia cresciuto l'1,5% in meno di Ue. Per curarsi spese catastrofiche per 630mila famiglie

ROMA, 19 gennaio 2022, 11:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nonostante gli aumenti di finanziamento per far fronte alla pandemia, nel 2020 il gap tra la spesa sanitaria pubblica italiana e quella dei 14 paesi dell'Europa occidentale raggiunge circa il 40%. Lo dice il XVII Rapporto del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell'Università Tor Vergata di Roma, presentato oggi.

    Nel Rapporto si evidenzia come tra il 2019 e il 2020 la crescita del finanziamento della sanità italiana sia stata "ingente, pari a circa il 5%", tuttavia non sufficiente. Il confronto storico con la media dei Paesi dell'Europa Occidentale mostra come tra il 2012 e il 2019 la spesa sanitaria sia cresciuta ad un ritmo del 3,3% medio annuo contro lo 0,8% medio annuo italiano. Nel 2020/2019, malgrado l'accelerazione del finanziamento, la crescita italiana è rimasta ancora inferiore di 1,5 punti percentuali rispetto alla media europea.

    Anche il gap della spesa privata è andato incrementandosi: "In maniera netta - osservano i ricercatori del Crea Sanità -, per effetto della battuta di arresto del 2020 (evidentemente dovuta alla posticipazione o alla rinuncia alle cure)" a causa della pandemia da Covid-19.

    In prospettiva, evidenzia il Rapporto del Crea Sanità, "il finanziamento integrativo di 2 miliardi di euro previsto per gli anni 2022-2024 si innesterà sul finanziamento 2021", che è pari a circa 122 miliardi di euro. Per i ricercatori del Crea Sanità, "il finanziamento aggiuntivo per far fronte alla pandemia appare, quindi, definitivamente inglobato nel Fondo per la Sanità, modificando nettamente il trend storico".

Rapporto Crea Sanità, Italia Paese che ricovera meno in Ue
Più che posti letto, in alcune discipline manca il personale
Siamo il Paese dell'Unione Europea che fa minore ricorso al ricovero in rapporto alla popolazione, ma con durata media di degenza più alta. È quanto si evidenzia nel XVII Rapporto del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell'Università Tor Vergata di Roma, presentato oggi, che spiega come la riduzione delle ospedalizzazioni sia stata accompagnata dalla progressiva riduzione di posti letto, "sebbene con una significativa variabilità regionale".

I tassi di occupazione dei posti letto, si fa notare nel rapporto, "rimangono in media su livelli che non sembrerebbero indicare un particolare rischio di stress sul lato dell'offerta, se non fosse che la distribuzione non è affatto omogenea: se i letti di Terapia intensiva, prima della pandemia, risultavano occupati sotto il 50%, risultava invece elevatissima l'occupazione dei posti letto delle Pneumologie e nei reparti di Malattie infettive, oltre che nelle Medicine interne, ovvero nei reparti maggiormente chiamati in causa dal Covid". In alcune discipline, tuttavia, "più che i letti sono carenti gli organici".

Sanità, per curarsi spese catastrofiche per 630mila famiglie
Atteso peggioramento futuro per sospensione cure durante Covid
Le famiglie italiane, specie le "meno abbienti", soffrono di "un crescente impatto dei consumi sanitari sui loro bilanci". È quanto evidenzia il XVII Rapporto del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell'Università Tor Vergata di Roma, presentato oggi, che spiega: "Seppure con lievi segnali di miglioramento, l'impoverimento continua a colpire oltre 410.000 famiglie, la catastroficità (spese rilevanti rispetto ai budget familiari) oltre 630.000 ed il disagio economico per cause sanitarie oltre un milione".

Questo è un segnale di minore capacità del sistema di tutelare le fasce di popolazione più fragili. Le Regioni del Sud appaiono le più colpite. In alcune, soprattutto la Campania, la situazione è resa ancora più critica dall'osservazione di una coesistente presenza di alti livelli di rinunce ai consumi sanitari.

   In prospettiva, i ricercatori del Crea Sanità evidenziano come la pandemia in atto ha sicuramente avuto un pesante impatto sui più fragili: "Per il prossimo anno ci si aspetta quindi un ulteriore peggioramento degli indicatori di equità, soprattutto di quello del disagio economico, a causa del fenomeno delle rinunce e/o di un possibile maggior ricorso da parte dei 'meno abbienti' a strutture specialistiche private, dovuto alla sospensione delle attività non urgenti nelle strutture pubbliche".

Pnrr: Crea Sanità, rischio sprechi per fare in fretta
Occasione importante ma 'disastrosa' se scelte saranno sbagliate
I tempi stretti di realizzazione PNRR potrebbero far sì che "si tenda ad 'aggirare' le criticità" e che, al posto di ottimizzare i processi, "si contraggano/depauperino le fasi di progettazione e valutazione che, di contro, sono essenziali per evitare che le risorse vadano sprecate". È l'allarme che arriva dal dal XVII Rapporto del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell'Università Tor Vergata di Roma, presentato oggi. Il PNRR, per i ricercatori del Crea Sanità, "è una occasione irripetibile, il cui esito (come sperabile) sarà quello di rilanciare il Paese; ma potrebbe anche essere 'disastrosa' qualora le scelte di investimento fossero quelle sbagliate".

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