Oltre 40mila medici di famiglia
sono pronti a vaccinare, dopo l'accordo firmato ieri con il
ministero della Salute, ma non si parte subito: "Vari nodi
restano da sciogliere: l'intesa nazionale andrà declinata a
livello regionale, con la definizione delle tariffe per i
medici. A mancare poi sono sempre le dosi". Lo dice in
un'intervista a 'La Repubblica' Silvestro Scotti, segretario
nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina
generale (Fimmg).
"Ancora non sappiamo quando avremo i vaccini, né quali, anche
se immaginiamo che si tratterà di AstraZeneca, conservabile in
frigo" spiega e i pazienti più che scettici sono "'sceglisti'.
Vorrebbero scegliere il vaccino, calcolano quando prenotarsi per
avere una marca anziché un'altra. Per chiarire i dubbi chiamano
noi. Rispondiamo a molte telefonate per sciogliere perplessità e
resistenze". Scotti non esclude "che si possa creare un po' di
confusione. Un poliziotto o un insegnante hanno la priorità in
quanto categoria strategica. Ma potrebbero anche essere malati e
avere la priorità in quanto persone vulnerabili. Non abbiamo
raggiunto ancora la coordinazione ideale per risolvere questi
dubbi". Non sempre i vaccinati "ricevono un certificato. Io non
ho avuto nulla e non so nemmeno a quale lotto appartenesse la
mia dose. Altri colleghi hanno mostrato i documenti più vari.
Finora la prova più efficace che possiamo esibire è la foto
dell'iniezione postata sui social". Con un'anagrafe vaccinale
"efficiente e aggiornata questo non sarebbe un problema".
La vaccinazione "andrà fatta al di fuori del nostro orario,
ma basterà organizzarsi". Su 43mila medici, "35mila hanno un
ambulatorio adatto. Gli altri daranno il loro contributo in
altri studi o centri vaccinali. I medici di famiglia non
potranno sottrarsi all'obbligo di effettuare i vaccini contro il
Covid".
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