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Selfie mania, tra ricerca di perfezione e autenticità il volto nascosto

Selfie mania, tra ricerca di perfezione e autenticità il volto nascosto

Ricerca su 500 giovani, educare ad accettarsi è la sfida sociale

16 luglio 2021, 18:02

Redazione ANSA

ANSACheck

In posa per un selfie , foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

In posa per un selfie , foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
In posa per un selfie , foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cosa c'è dietro i selfie, o meglio l'ossessione di comunicare con le foto di se stessi, in posa, studiate, documentando ogni passo? Per i giovani è un'espressione di sé. Immortalarsi in un selfie sembra apparentemente un’attività innocua, ma una nuova ed inedita ricerca di Dove dal titolo “Il volto nascosto dei Selfie” svela cosa realmente si nasconda dietro un semplice scatto. La ricerca è stata condotta in Italia su un campione di oltre 500 ragazze dai 10 ai 17 anni ed è commentata da una delle massime esperte di adolescenza in Italia: la dott.ssa Stefania Andreoli, psicoterapeuta dell’adolescenza e ambassador scientifico del Dove Progetto Autostima, il progetto globale  che vuole educare e sensibilizzare le nuove generazioni al valore dell’autostima.
Dalla ricerca è emerso che il 55% delle giovani e giovanissime intervistate ha passato più tempo sui social rispetto a prima della pandemia, arrivando a trascorrere almeno 2 ore al giorno sui social network. Il tempo trascorso sui social, dove i canoni di bellezza sono spesso alterati ed irrealistici, ha messo le più giovani nella condizione di giudicarsi e paragonarsi alle celebrities (il 20% del campione) ed ai loro coetanei (il 21%). “Per le adolescenti, il confronto via social imposto dal lockdown ha significato un incontro massiccio con le immagini patinate, a scapito di quello reale con i pari” ha commentato la dottoressa Andreoli. “Se vedersi dal vivo significa vedersi per intero (pregi e difetti, ma anche carattere, personalità e argomenti da condividere) limitarsi a vedere l’altro in due dimensioni può avere un impatto negativo sulla percezione di sé. È dunque benvenuto ogni tentativo di demistificare e smascherare l’irrealismo della perfezione”. Il tema è talmente importante che in Norvegia hanno vietato i ritocchi alle foto: non si potranno modificare o alterare le foto personali che si andranno a pubblicare sui social. Quella dei filtri alle foto che si pubblicano sui social sta diventando una moda molto diffusa tra gli utenti che spesso alterano di parecchio la realtà pur di apparire “irresistibili” agli occhi dei follower.
Le ragazze italiane sono molto attive sui social, più di otto ragazze su dieci, a partire dai 12 anni, pubblicano i loro selfie sui social diverse volte a settimana e i selfie sono tra le foto più condivise dopo i meme. Questa condivisione della propria immagine ha un fine ben preciso per la maggior parte di loro: ricevere l’approvazione dei coetanei. Non ricevere conferme sui social (like) ha come conseguenza per 1 ragazza su 4 quella di non sentirsi bella ed addirittura il 68% delle ragazze non pubblica la propria foto se non la considera perfetta. “È come se la proposta della propria immagine sui social diventasse l’aggiornamento dello status, la nuova carta di identità: il tentativo di mostrarsi impeccabili vale soprattutto per le giovanissime nel pieno della fase di mentalizzazione del sé corporeo”, prosegue la dottoressa Andreoli.
Il processo di realizzazione del selfie perfetto richiede tempo ed energie e la metà delle ragazze intervistate spende più di 10 minuti per pubblicare una foto. Nella “ricetta” del selfie perfetto deve essere tenuto conto dell’ambiente dello scatto; dell’aspetto fisico generale dell’interessata, in particolare della postura giusta e molte ragazze inoltre sistemano i capelli appositamente per la foto. In generale prima di scegliere la foto giusta ne vengono scattate diverse, secondo la ricerca almeno 8. Ovviamente quando tutto questo non basta le ragazze utilizzano filtri e applicazioni per la distorsione digitale. Per quasi la metà delle ragazze modificare foto è normale e il 77% delle ragazze dichiara di cercare di modificare sempre una parte del proprio corpo prima di pubblicare un’immagine. Il 36% delle ragazze, con bassa autostima, dichiara inoltre di non sentirsi abbastanza bella senza l’uso di editing alle foto. Le caratteristiche che più vengono modificate sono i tratti del viso, naso e pelle in particolare, i capelli e la pancia. Il 46% delle ragazze vorrebbe inoltre somigliare alle celebrities che vede sui social.
Nonostante l’editing dei selfie sia una prassi accettata e diffusa per la maggior parte delle giovani, dalla ricerca emerge anche la paura, per quasi un 40% di loro, che l’alterazione digitale non le renda più loro stesse. Per l’81% delle ragazze italiane rimane importante infatti essere percepite nei loro selfie come spontanee e naturali e per il 74% i selfie dovrebbero dimostrare quello che sono realmente. “Questi dati sono tra i più interessanti in assoluto dell’intera ricerca, perché paiono mostrare lo scarto tra ciò che una ragazza trovi normale fare perché lo fanno quasi tutti, rivelando l’aspetto sociologico dell’esperienza social, e quanto al contrario avverta un bisogno di autenticità che personalmente riscontro nei giovani molto più spesso di quanto gli adulti non direbbero. Detto in altri termini: i nostri adolescenti sentono premere un bisogno profondo di autenticità. Aiutiamoli a coltivarla ed esprimerla, normalizzando il racconto del vero sé e non quello del sé ritoccato”, le parole della dottoressa Andreoli.
Le ragazze intervistate inoltre chiedono aiuto alla società per accettare di più la loro immagine, il 63% vorrebbe essere giudicata meno per il proprio fisico, il 69% vorrebbe che la scuola le insegnasse ad accettarsi di più ed il 67% vorrebbe un maggiore impegno nel sensibilizzare sulle diversità dell’altro. “La richiesta delle ragazze è cristallina e perfettamente in linea con una adolescenza che sta cercando di cambiare il mondo, dando il meglio di sé. Ignorarla, implicherà da parte degli adulti un’assunzione di responsabilità di cui credo pagheremo un prezzo salato: il momento per dare anche ai social la spinta per essere un buon posto, dove si faccia cultura ed educazione, è adesso. Perdere questa occasione significherà, io credo, fare in seguito una grande fatica”, ha detto con forza la dott.ssa Andreoli.

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