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Architetto e filosofo, Jean Nouvel spiega perchè l’architettura è, prima di tutto, un atto umano

Architetto e filosofo, Jean Nouvel spiega perchè l’architettura è, prima di tutto, un atto umano

Guest Editor di Domus 2022 il designer francese parla della necessità di una architettura capace di rendere felice la comunità

21 gennaio 2022, 11:35

Redazione ANSA

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Jean Nouvel Guest Editor di Domus 2022. a destra Walter Mariotti direttore editoriale dell’intero sistema Domus - RIPRODUZIONE RISERVATA

Jean Nouvel Guest Editor di Domus 2022. a destra Walter Mariotti direttore editoriale dell’intero sistema Domus - RIPRODUZIONE RISERVATA
Jean Nouvel Guest Editor di Domus 2022. a destra Walter Mariotti direttore editoriale dell’intero sistema Domus - RIPRODUZIONE RISERVATA

“L’architettura è rispondere a una domanda che non viene mai fatta. È, prima di tutto, la risposta a domande concrete, sociali e individuali. La costruzione di nuove abitazioni, di uffici, di spazi pubblici perché quelli attuali non sono più adeguati ai nuovi scenari economici e alla crescita della popolazione. L’architettura, soprattutto, è diversa dall’edilizia perché non è un investimento a breve, ma un bene di cui usufruire per decenni. Che crea spazi da vivere, spazi umani. Per me, lo stile non è importante, mentre invece sono fondamentali le domande che ogni epoca pone all’architettura: le variazioni culturali, economiche e sociali che accompagnano l’uomo. Perché l’architettura è, prima di tutto, un atto umano”.  Parola  di Jean Nouvel , l'architetto e filosofo francese è il Guest Editor di Domus per il 2022 nonché il quinto protagonista del progetto editoriale 10x10x10 che vede 10 architetti di fama internazionale, per 10 numeri ciascuno e un totale di 10 anni, avvicendarsi alla guida del giornale fino al mirabile traguardo dei cento anni di vita. Dall’Italia di Michele De Lucchi (2018) al Giappone di Tadao Ando (2021), passando per l’Olanda di Winy Maas (2019) e il Regno Unito di David Chipperfield (2020), il testimone di Domus torna quest’anno in Europa e approda in terra francese dove Jean Nouvel è nato e tuttora vive. E dove ha potuto costruire le fondamenta della sua quasi cinquantennale carriera, coronata anche da un premio Pritzker (come per il suo predecessore Ando).
Da sempre convinto sostenitore del fatto che l’architetto deve prima di tutto elaborare una diagnosi e assorbire parametri estranei alla sua disciplina, intesa in senso stretto, Jean Nouvel vuole fare della Domus 2022 un inno all’architettura di carattere: “L’invenzione inizia dal carattere, dall’importanza di dire NO” dice Jean Nouvel , 76 anni. 
"Fare architettura è dare carattere. Eppure, il tratto distintivo di buona parte delle architetture di questo inizio di secolo è non avere carattere, essere intercambiabili. Siamo entrati nell’èra dell’architettura automatica. I piani regolatori sono predisposti per avanzare il più rapidamente possibile, per far guadagnare tempo a progettisti che non creano più nulla, per compiacere imprenditori che vogliono fare sempre le stesse cose e mediatori che guadagnano senza rischiare” scrive nel suo primo editoriale. “Che cosa sarebbe una conoscenza del mondo che ignorasse il sensibile? Che cosa sarebbe la ragione senza la sua contestazione poetica? Che cosa sarebbe la verità scoperta da una sola angolazione? Una conoscenza ignorante. Una ragione irragionevole. Una verità amputata. E in ognuno di questi casi l'oblio dell’immaginazione. Dare un carattere è prima di tutto un problema di consapevolezza: consapevolezza dell’importanza di affermare dove ci si trova. L’invenzione inizia dal carattere, dall’importanza di dire NO. Caratterizzare è dare prova della propria consapevolezza del luogo, quindi rafforzare il carattere del luogo, cioè appartenergli. I piani regolatori sono progetti di disumanizzazione indipendenti dal carattere del luogo, mentre dovrebbero essere legati a una visione architettonica e umanistica specifica, con questa coscienziosa consapevolezza di concepire soluzioni su misura. Dovremmo sempre tenere a mente la domanda: spirito, ci sei?” recita il suo manifesto d’intenti.
Per il primo numero da lui curato - con un inedito tributo a Sert e Mirò - l’architetto ha scelto di riportare in copertina una domanda, provocatoria e attuale: Nel 2022 possiamo accettare: la negazione del carattere di luoghi ed epoche? negazione dell'invenzione di nuove arti e piaceri della vita? negazione del ruolo sociale degli artisti-poeti e delle loro visioni? Mettendo l’accento sulla necessità di un'architettura consapevole, coerente alla cultura del territorio e capace di rendere felice la comunità che lo vive.
L’operato del nuovo guest editor sarà accompagnato e coordinato da Walter Mariotti direttore editoriale dell’intero sistema Domus, alla guida della redazione dal 2017, nonché responsabile della continuità del progetto 10x10x10 che dichiara: “Con l’opera di Nouvel si entra nel sancta sanctorum dell’architettura contemporanea, accedendo all’opportunità di vedere come le emozioni originarie dell’individuo, le sue intuizioni profonde, la sua aspirazione alla giustizia e all’unicità restano la sola resistenza contro la massificazione delle esistenze e dei gusti, definendo una visione che attraverso l’architettura delinea una società che senza rinunciare al capitalismo lo mette in discussione per migliorarlo, per renderlo più giusto, per tenere al centro il sentimento e l’umanità”.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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