La riforma del Csm e dell'ordinamento
giudiziario sono gli interventi "più urgenti" e
"improcrastinabili". Perchè qualcosa si è "guastato nel rapporto
tra magistratura e popolo". I recenti fatti di cronaca che hanno
riguardato la magistratura, ma anche gli "insostenibili tempi
lunghi" della giustizia, hanno fatto venir meno la fiducia dei
cittadini. Quel rapporto va ricucito e occorre intervenire per
restituire "credibilità" alle toghe, che non solo devono essere
indipendenti e imparziali ma anche "efficienti". Alla riunione
con i capigruppo in Commissione Giustizia alla Camera la
ministra Marta Cartabia prova così a serrare le fila di una
maggioranza che sulla giustizia resta divisa, soprattutto dopo
la decisione della Lega di promuovere con i Radicali i
referendum. Referendum che stanno provocando anche fibrillazioni
nel Pd dopo le aperture di Goffredo Bettini. Prima dell'incontro
va in scena un botta e risposta tra i leader del Pd e della
Lega. Il referendum è uno "strumento sbagliato", serve a "fare
lotta politica" insiste Enrico Letta, ricordando che in 25 anni
uno solo ha raggiunto il quorum. "Non mi stupisce che Letta non
sia d'accordo. Forse non ha letto i testi dei referendum che non
c'entrano nulla con le riforme della giustizia in Parlamento",
replica Salvini, esprimendo gioia per le adesioni arrivate anche
dal Pd. Alla riunione il clima è però costruttivo. E' solo un
incontro interlocutorio, come sottolineano tutti i partecipanti.
Il presidente della Commissione ministeriale incaricata del
progetto di riforma, Massimo Luciani, presenta a voce le
proposte elaborate. Non viene consegnato un testo. E così si
stabilisce subito un nuovo confronto non appena sarà pubblicata
la relazione della Commissione. Qualche perplessità però emerge
nell'immediatezza. Soprattutto due i nodi da sciogliere. Non
convince (Lega in testa, che sull'insieme della riforma sospende
il giudizio) la scelta di aver escluso il sorteggio per la
composizione del Csm e nemmeno il meccanismo elettorale
proposto, fondato sul voto singolo trasferibile, cioè su schede
in cui gli elettori anziché la preferenza singola possono
esprimere una graduatoria di preferenze per i candidati: è il
capogruppo di Forza Italia Pierantonio Zanettin a criticare
questa scelta, giudicata peggiorativa rispetto alla situazione
attuale. Non piace a tutti, a partire dai 5S, neanche il mancato
stop alle porte girevoli tra politica e magistratura. Dopo
l'esperienza politica i magistrati, secondo la proposta,
potranno infatti tornare a indossare la toga, ma dovranno
cambiare circoscrizione e potranno svolgere solo funzioni
giudicanti collegiali. "Non abbiamo indebolito il rigore del ddl
Bonafede", spiega Luciani, ma era doveroso rispettare la
Costituzione. Tra le altre proposte della Commissione, c'è
quella di un'Alta Corte per giudicare i magistrati sul piano
disciplinare (cavallo di battaglia del Pd), una stretta sui
magistrati fuori ruolo, due soli cambi di funzioni possibili
nella carriera tra giudice e pm, e criteri più rigorosi sulle
nomine dei magistrati. Alla fine commenti positivi da Pd e
Azione, e il presidente della commissione Giustizia della Camera
Mario Perantoni (M5s) vede già una buona premessa nel clima
costruttivo.
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