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Stefani, sarò la ministra dell'inclusione

Mattarella mi ha detto: 'Ci tengo ai temi della disabilità'

Redazione ANSA

(di Emanuela De Crescenzo) 

E' ancora "molto emozionata" e si augura di essere "all'altezza di questo grande compito" che le è stato affidato, perché Erika Stefani ammette che quando ha saputo che sarebbe diventata ministro per le Disabilità "a dire la verità mi sono anche preoccupata e mi sono chiesta chissà se sarò in grado di gestire una situazione del genere". E a farle aumentare l'emozione involontariamente ha contribuito anche Mattarella.

"Il presidente della Repubblica mi ha detto - racconta - 'Ci tengo a questo tema perchè ho una particolare sensibilità' ed io umilmente ho risposto 'signor presidente se vorrà darmi le sue indicazioni, avere un confronto diretto con lei per me sarebbe un grandissimo onore'. E il presidente mi ha risposto di si". Un incarico molto diverso dal precedente per Stefani: "perchè da ministro degli Affari regionali - ricorda - mi rapportavo solo con delle rappresentanze istituzionali, nel senso che avevo come interlocutori i presidenti di Regione. Adesso invece il rapporto è direttamente con i cittadini che a volte hanno di fronte dei problemi insormontabili e il desiderio di essere ascoltati ed abbracciati dalle istituzioni".

Sul presidente del Consiglio che chiama "professor Draghi" ha avuto un'ottima impressione: "Mi ha subito colpita positivamente, io non avevo l'onore di conoscerlo personalmente come non avevo conosciuto Conte. E' stato subito molto pragmatico, ha fatto un grande invito all'unità e ci ha detto che è stato un anno disastroso che ha creato veramente dei gravi problemi e una grande sofferenza a livello economico, migliaia di morti e poi, ha detto che la scuola ha perso anni, non mesi.

La priorità indicata da Draghi riferisce Stefani, è "il piano vaccinale e l'emergenza sanitaria, dopo di che ha detto che dobbiamo guardare al futuro. Io questa frase l'ho letta come se fossimo dei traghettatori per uscire da questa crisi e per andare verso la serenità che ci permetterà poi di discutere di politica e di approntare i progetti per il futuro. Per questo c'è stato il suo richiamo alla reponsabilità". Programmi per il futuro del suo dicastero per ora non ne fa - "ho appena giurato, ancora devo varcare la soglia del dicastero" - ma assicura che le sue parole d'ordine saranno "ascolto e cercare di avere il maggior confronto possibile con le associazioni che vivono quotidianamente la disabilità".

E annuncia che porterà avanti il lavoro dei due suoi predecessori e colleghi di partito: Lorenzo Fontana e Alessandra Locatelli, "avrò con loro un confronto per passarmi le consegne virtuali di questo ministero complicato, ovvio mi dovrò studiare tutti i fascicoli, tutte le varie tematiche ma non ho mai avuto paura nè di lavorare, nè di studiare". Sul fatto che il nome del suo ministero abbia creato polemiche sui social, dove da più parti è stato sostenuto che sarebbe stato meglio chiamarlo ministero dell'Inclusione annuncia che "lo farà presente al presidente del Consiglio", ma garantisce che - a prescindere dal nome - sarà ad ogni mondo il ministero "dell'inclusione, dell'ascolto e della concertazione".

"Avremo modo di elaborare - dice - progetti condivisi con le altre amministrazioni centrali dello Stato, con il ministro alla Famiglia Bonetti, parleremo di progetti condivisi e ciò sarà possibile anche sul versante del turismo accessibile, del lavoro, dello sport, delle politiche giovani, della scuola. E proprio il ministro dell'Istruzione prima di uscire dal Consiglio dei ministri mi ha detto 'dobbiamo lavorare insieme', come ad esempio sugli insegnati di sostegno". A chi sostiene che un leghista sia inadatto a un tale dicastero, replica: "Spero di dare prova con i fatti. Non dobbiamo vivere di pregiudizi, se non abbiamo pregiudizi nei confronti delle persone che hanno delle fragilità, non dobbiamo avere pregiudizi nei confronti dei leghisti". 

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