(ANSA) - ROMA, 06 DIC - Trent'anni fa nasceva la legge 394/91
sulle aree protette. Una normativa che in questi 30 anni ha
fatto nel complesso bene al Paese in termini di crescita di aree
protette, tutela e conservazione della biodiversità e habitat,
riscoperta dei territori, contribuendo a dare una spinta
importante all'economia locale, alla promozione dello sviluppo
sostenibile e alla creazione di nuovi posti di lavoro nel
settore turistico e nell'economia. Così Legambiente che
rilancia e punta ora ad aggiornare il provvedimento e puntare al
30% del territorio tutalto. Attualmente, spiega l'associazione
nel suo report dedicato alla legge, più dell'11% del territorio
nazionale è oggi sottoposto a tutela: le aree protette sono
passate dal 3% all'11%. Si tratta di uno dei sistemi nazionali
di tutela
della natura più consistente dell'Unione Europea, dove la media
dei territori protetti è del 5%. La normativa ha, inoltre,
permesso la nascita dell'Ente parco come un nuovo soggetto
istituzionale autonomo - oggi sono quasi 200 -; ha consentito di
riscoprire territori di pregio fino ad allora marginali che
hanno ritrovato interesse e ricevuto risorse pubbliche per
invertire le dinamiche di sviluppo. Ad esempio l'istituzione dei
Parchi nazionali ha fatto emergere nuove geografie territoriali
sconosciute (come il Cilento o i Monti Sibillini), fatto
emergere realtà fino al 1990 conosciute per fatti negativi (come
Aspromonte per i sequestri, l'Asinara per il carcere),
invertito la tendenza al degrado e abbandono del territorio
(come Cinque Terre, Vesuvio).
"Trent'anni fa noi di Legambiente avevamo visto giusto nel
chiedere con forza la creazione di un sistema di aree protette
nel Paese", dice il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani,
"Ora è importante continuare a percorrere questa strada che si è
intrapresa, ricordando che la transizione ecologica passa anche
da qui. Per questo sarà fondamentale coinvolgere i territori, a
partire dalle aree interne, e le comunità locali" (ANSA).
