A livello globale Cina, India e Stati
Uniti insieme rappresentano oltre il 50% degli Stati presenti
nella top 100 della classifica del rischio climatico interno
lordo. Lo spiega la prima analisi globale del patrimonio
immobiliare e del territorio compiuta per gli investitori da Xdi
(The Cross Dependency Initiative).
Tra i centri economici altamente sviluppati e di rilevanza
globale presenti nella top 100 figurano tra gli altri Buenos
Aires, San Paolo, Giacarta, Pechino, Hồ Chí Minh City, Taiwan e
Mumbai. L'analisi rileva la vulnerabilità dei centri economici
in Europa di Londra, Monaco e Anversa e Milano che si trovano in
alcune delle regioni europee più a rischio.
Il Sud-Est asiatico registra la maggiore escalation di
danni dal 1990 al 2050 in tutto il mondo.
"Ora, per la prima volta, il settore finanziario può
confrontare direttamente Mumbai, New York e Berlino utilizzando
una metodologia simile", ha dichiarato il ceo di Xdi, Rohan
Hamden.
A Inverness, in Scozia, si registra il maggiore aumento del
rischio di danni in Europa, con un incremento di oltre tre volte
dal 1990 al 2050. Anche Norvegia, Russia, Inghilterra e Paesi
Bassi registrano aumenti significativi del rischio di danni in
più stati.
Per la Grande Londra in particolare, la modellazione ipotizza
che lo sbarramento del Tamigi potrebbe non essere in grado di
tenere il passo con l'aumento del livello del mare e
l'inondazione costiera potrebbe coincidere con il rischio di
inondazioni estreme.
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