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Transizione pivot Pnrr. Draghi, governo ambientalista

Transizione pivot Pnrr. Draghi, governo ambientalista

Decreto su Superministro a guida Recovery. Sfida clima e energia

ROMA, 15 febbraio 2021, 20:38

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Roberto Cingolani, nuovo superministro per l'Ambiente e la Transizione ecologica è stato fra i primi a lasciare il Quirinale subito dopo il giuramento del nuovo governo Draghi. Governo che alla sua figura ha devoluto gran parte dei poteri e la scommessa sull'utilizzo dei fondi europei del Recovery trovando in questa nuova struttura anche la sintesi politica con il M5S.
    A chi gli domandava se fosse emozionato, Cingolani ha risposto scuotendo il capo, come a dire di no: "Sto andando a lavorare" dirigendosi verso Palazzo Chigi. E di lavoro ce ne sarà tanto da fare anche confrontando quella che sarà l'esperienza italiana con quanto sta accadendo o è già accaduto in altri paesi, ad iniziare dalla Francia, dove i primi passaggi in questa direzione hanno trovato grande ostacolo nella stagione dei gilet gialli. Si tratterà quindi anche di comunicare l'importanza e le tappe di questo processo che dovrà accompagnare l'unica fonte di lavoro e sviluppo per il futuro dei giovani. Del resto il presidente del Consiglio aveva fatto trapelare già durante le consultazioni che l'ambiente sarebbe stato il tema su cui basare l'azione di governo, anche nel rispetto delle indicazioni europee che dedicano pure buona parte del bilancio pluriennale Ue al 'green deal'. Ed oggi Draghi lo ha detto chiaramente ai ministri: "il nostro sarà un governo ambientalista".
    L'anima del nuovo superministero dell'Ambiente e della Transizione ecologica sarà quindi un dicastero che assorbe anche le competenze energetiche che ora fanno capo al Mise. Il ministro avrà anche il compito di presiedere il comitato per il coordinamento della transizione ecologica, assumendo di fatto la regia del cambiamento (e probabilmente anche del Piano di ripresa e resilienza), affiancato da un altro tecnico, Vittorio Colao, che dovrà seguire il processo, altrettanto necessario e parallelo, dello sviluppo della fibra, della digitalizzazione, insomma di tutto quello che la pandemia ha dimostrato essere necessario per la resilienza davanti ad eventuali future crisi.
    Resilienza e svolta green. Per quest'ultima c'è in gioco il 37% del Recovery italiano, qualcosa come 77 miliardi da destinare alla conversione verde con il probabile modello di arrivare a un dicastero che alle competenze dell'Ambiente unisce appunto le attuali direzioni dell'energia, l'economia circolare, gli incentivi alla sostenibilità oggi appannaggio del Mise e probabilmente alcune competenze dell'Agricoltura sempre legate allo sviluppo sostenibile. Un processo complesso di reindirizzo delle strutture, che avrà bisogno di un apposito provvedimento legislativo per gli accorpamenti e di un po' di tempo per essere avviato ma il cui iter dovrebbe partire a breve dopo una prima discussione già oggi in Consiglio. Nessun iter formale, tuttavia, è stato avviato nella riunione e per il nuovo ministero, così come per lo scorporo del Turismo dal dicastero della Cultura, servirà una legge ad hoc, molto probabilmente nella forma di un decreto.
    Sul tappeto del nuovo ministero intanto resta tra le priorità il clima, con i due obiettivi Ue al 2030 e al 2050 di aumentare l'impegno di taglio dei gas serra dal 40 al 55 per cento e raggiungere la neutralità climatica; poi tutto il comparto energetico con in primo piano lo sforzo di raddoppiare la crescita delle rinnovabili, attivare una vera e propria economia circolare e intervenire sui trasporti. Senza dimenticare la partita dei rifiuti, con gli impianti ancora al palo che non consentono di avviare il riuso dei materiali, e la sostenibilità delle città. Il 10 febbraio scorso l'Italia, con il ministro uscente dell'Ambiente aveva appena trasmesso a Bruxelles la strategia di sviluppo a basse emissioni nell'ambito degli impegni dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che invitava i Paesi firmatari a comunicare entro il 2020 i propri piani. Insomma un processo di reindirizzo delle strutture complesso, da qui quindi la voglia di lavorare sodo e da subito fatta trapelare da Cingolani.
   

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