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Da startup AI anti-crisi per le piccole imprese

Michele Grazioli, 25 anni, i miei algoritmi nati dal cantiere

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Aveva dodici anni quando ha sviluppato i primi algoritmi per aiutare il padre, piccolo imprenditore edile della provincia di Cremona, ad affrontare la crisi del 2007. "Ero alto un metro e venticinque, pesavo 20 chili, volevo dare una mano ma non è che in cantiere potessi essere un granché utile, così mi sono messo a scrivere software", racconta Michele Grazioli.
Ora, a 25 anni, dopo aver lavorato con grandi imprese in Europa e nel mondo ed essere stato inserito dalla rivista Forbes tra i cinque giovani innovatori più influenti in Italia, ha lanciato la start-up innovativa VedrAi, che mira a portare l'intelligenza artificiale agli imprenditori "vecchio stampo".
"La piccola impresa è il mondo dal quale provengo e che mi piacerebbe valorizzare con le opportunità tecnologiche che abbiamo adesso", dice Michele.
"Quello che questi strumenti sanno fare molto bene è mettere in relazione quello che avviene all'interno dell'azienda e quello che avviene fuori per fare delle previsioni e aiutare a prendere delle decisioni", spiega, anche in un contesto di rottura come quello del Covid.

Un'esempio di applicazione è la gestione del magazzino di un supermercato, con la tecnologia che, analizzando decine di migliaia di variabili, consente di anticipare i picchi di domanda per evitare di trovarsi, come successo all'inizio del lockdown, con gli scaffali svuotati di molti prodotti d'uso comune. Un altro caso è la programmazione della manutenzione degli impianti dell'industria pesante per evitare costosi stop, ma anche la gestione della cassa o delle risorse umane.
"Io ho creato un'azienda che ero ancora al liceo, inizialmente il mercato non era pronto per portare queste tecnologie alle aziende medio piccole, l'unico mercato di riferimento era quello delle aziende strutturate con molti dati", ricorda l'imprenditore riconoscendo che ora la situazione è cambiata e che, in questa svolta, anche la pandemia ha avuto un ruolo.
Il lockdown, pur nella drammaticità della situazione, ha diffuso la cultura del dato e accelerato la trasformazione digitale delle imprese, secondo lo startupper, dimostrando a tutti l'importanza di avere dati affidabili e disponibili per fare le previsioni. "Altrimenti - spiega - non ho il controllo della mia azienda. Gestire un'azienda guardando al bilancio del 31/12, che va approvato entro aprile, non è più fattibile in un mondo in cui è arrivato il Covid a febbraio e, a marzo, era tutto chiuso".

In collaborazione con:
VEDRAI

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