"La giostra del calcio non gira
più nel modo corretto, le società non hanno, con poche
eccezioni, ad esempio la Premier League, un modello di business
sostenibile, con incassi allo stadio, sponsorizzazioni,
merchandising e diritti tv. I giocatori e procuratori costano
troppo, e in questa situazione si è diffuso il fenomeno delle
plusvalenze, regolari o meno, gonfiate o meno, e questo per far
quadrare i bilanci e rispettare l'obbligo del fair play
finanziario imposto, senza troppa efficacia, dalla Uefa". Così
Fabio Ciaponi, ricercatore presso l'università dell'Aquila,
esperto di previsione economico-finanziaria e patrimoniale, in
merito al tanto dibattuto sistema delle plusvalenze nello
scambio dei calciatori tra società, costato una pesante
penalizzazione nel campionato di serie A alla Juventus e
un'inchiesta giudiziaria. Il prof Ciaponi è coautore di un
studio che analizza gli effetti del fair play finanziario sul
mercato e arriva a cogliere una stortura involontariamente
innescata dall'esigenza di rispettare i paletti di bilancio
imposti ai club che vogliono partecipare alle coppe europee. Un
lavoro condotto assieme a Massimiliano Bonacchi, professore
ordinario di Economia aziendale alla Libera Università di
Bolzano, e Antonio Marra, direttore della laurea magistrale in
Amministrazione, Finanza e Controllo dell'Università Bocconi.
La questione plusvalenze ha coinvolto solo la Juventus, che
al collegio di garanzia dello sport ha presentato un ricorso che
si discuterà nei prossimi giorni, con il proscioglimento delle
altre finite nelle inchieste di Procure e Giustizia sportiva. Un
fatto che ha provocato polemiche: "Il nostro studio non affronta
il caso Juve - chiarisce il ricercatore - anche perché è uscito
prima delle note vicende giudiziarie, e non intendo entrarci
ora. Posso dire solo che le plusvalenze sono un metodo
generalizzato in tutte le società che partecipano alle
competizioni europee, con scambi aumentati dopo l'introduzione
del fair play, del 115%. Ma del resto, neanche questo espediente
può mettere i conti in ordine, tant'è che si pensa ora alla
Superlega, come una via di salvezza, almeno per le big. Il
disequilibrio nasce senz'altro dagli stipendi fuori controllo
dei calciatori, il mercato è del resto globale, e i campionati
ricchi, e solidi economicamente, come quello inglese, fanno
aumentare il valore dei giocatori. Una soluzione potrebbe essere
quella di introdurre un tetto ai salari dei calciatori, visto
che per creare l'equilibrio finanziario il fair play non sta
funzionando".
Lo studio si è focalizzato sui massimi campionati delle
cinque principali leghe europee, ovvero Inghilterra, Spagna,
Germania, Italia e Francia, nel periodo dal 2008 al 2018, con
l'analisi di 815 bilanci e 4.626 operazioni di cessione di
calciatori. Un ruolo chiave, nella regola del fair play, è
affidato al requisito del break-even, che impone sostanzialmente
la copertura dei costi con i ricavi, ossia il pareggio di
bilancio. Proprio questa particolare imposizione ha generato un
effetto indesiderato. "Lo studio è andato ad analizzare come
l'impatto delle normative che hanno regolato il play finanziario
abbia modificato l'azione sul mercato delle società e da questo
studio è emerso che in effetti dopo l'introduzione del fair play
finanziario - spiega ancora Ciaponi - con una finalità
senz'altro nobile, quella di tenere i conti in equilibrio, non
si è avuto l'effetto sperato, perché le società non hanno
incrementato la capacità di fare profitti, ma hanno scelto una
scorciatoia, aumentando le transazioni di mercato, le
compravendite di giocatori, sia in scambio di moneta, con
transazioni reali, sia in transazioni fittizie, gonfiando il
valore dei singoli giocatori, e questo ha drogato il calcio
mercato".
Per plusvalenze patologiche, ci si riferisce a "quelle
operazioni cosiddette 'a specchio' in cui due club si accordano
per scambiarsi due o più giocatori sovrastimando il loro reale
valore di mercato al fine di inserire nei rispettivi bilanci
valori patrimoniali più alti di quelli che avevano
precedentemente, senza però che avvenga alcun flusso reale di
cassa tra la parti. Sono queste, in particolare, le operazioni
oggi sotto la lente di Consob e Procure".
Nello studio si suggerisce anche un riordino della normativa
attuale "e la strada da seguire appare quella di limitare le
plusvalenze patologiche (fittizie o gonfiate). La proposta della
Fifa di un algoritmo che consenta di stabilire il valore
economico di un giocatore in maniera meno discrezionale sembra
andare nella giusta direzione". "Esiste oggi una ampia
disponibilità di dati nel sistema calcio e il loro utilizzo in
ottica sistemica può essere certamente utile, magari mutuando da
sistemi collaudati come quelli delle americane Nfl (National
Football League) e Nba (National Basketball Association). Nel
ripensare il Ffp, la Uefa ne tenga conto, per evitare un nuovo
clamoroso autogol" conclude il professor Ciaponi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA