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Campaner, istinto guerriero tra Bach e Chopin

Pianista ieri al Massimo, 5 anni a Pescara, tutto è nato da qui

di Luca Prosperi (ANSA) - PESCARA, 18 NOV - Una grande pianista dal tocco caldo e pieno anche se con toni morbidi, arrotondati, robusti. Non ci sono note che non abbiano una loro storia, son tutte 'prese', inchiodate nell'aria, persino i vuoti o le vibrazioni del pianoforte. E con una incredibile forza espressiva, visiva e sonora: ma dove la trova questa forza? "Non so. Mi sento un fuoco dentro, spinge, esce dall'interno di me un canale, una corrente, si infiamma e va da sola. Devo tenere a bada questa onda, questo istinto guerriero. C'è energia animale arcaica, scappa, attacca...". Gloria Campaner, una delle pianiste più importanti del panorama europeo, premi, concerti dappertutto, ieri sera al teatro Massimo di Pescara ha suonato emozionata Bach e Chopin, bene, forte, con calore, con passione. Perché si vedeva che non era un concerto come un altro. Infatti in platea c'erano tanti amici e non poteva mancare la successiva rimpatriata post concerto attovagliati in un locale di Corso Vittorio Emanuele. Forse era un concerto di 'restituzione', di atavico ringraziamento per una città che è rimasta dentro. "Qui ho percepito un grande affetto: Pescara è una delle diapositive più calorose della mia vita. Ci ho vissuto 5 anni, ho studiato all'Accademia Musicale, vivevo vicino Piazza Salotto, avevo 18 anni, era bello vivere da sola". Una radice pescarese ormai rimossa dai più, ma non da lei. "Ho cominciato a venire qui perché c'era il maestro Mezzena - racconta - Venivo da Jesolo in macchina con mio padre i weekend, Jesolo-Pescara-Jesolo, e io in macchina dormivo mentre mio padre guidava. Dedico tutto questo a lui che non c'è più. Poi dopo sono venuta a vivere qui". Figuriamoci la Pescara di 20 anni fa: Gloria, luminosa di occhi e di sorriso oggi come allora, studiava musica sì, "ma avevo amici, e ho avuto anche un amore pescarese, facevamo piccoli concerti a Corso Umberto. Avevo amici, e c'era il mare, le passeggiate sulla spiaggia, la buona cucina, la chitarrina, i trabocchi, il brodetto a Vasto. Col cuore in mano ringrazio questa gente qui, e dico che l'Abruzzo è sottovalutato. Avevo tempo allora, me la sono goduta". Ma non c'era solo 'quel' tempo, esisteva pure una catena dura ad imporre una vita di sacrifici veri: "...almeno come quelli di un atleta professionista - prosegue Gloria Campaner - Avevo 18 anni, era bello da sola, ma era anche dura, eh. Una vita da solista musicista già allora come atleti agonisti, più difficile e usurante. Complicato". Il risultato è esaltante, sorride la gioia di esibirsi sul palco, anche perchè "suonare è l'atto più puro e pulito da qualunque menzogna, sei te stesso fino al profondo. Più facile con Bach? Ma io ho suonato Bach anche da romantica - ammette - Sì, forse siamo romantici: vedi Rachmaninov, Schumann, sono i miei autori. Ma i preludi di Chopin sono miniature, fughe veloci, quasi una playlist Spotify. Nei preludi c'è un cambio continuo di energia, un rinnovo di forza". Immaginazione e palestra, ripetere all'infinito quel suono che immagini, pensare già la nota che verrà suonata dopo, pensarla prima, "se non la immagini non esce". Come un grande tennista che prova e riprova il colpo e 'lo vede' prima, come Diego Armando Maradona. E qui, a Pescara, questo prevedere l'arte quel secondo prima di tutti, "qui è stato gradino importante. Ho suonato dappertutto, ma è partito da qui". Pescara come una retrovia di uno spirito guerriero armato, una bellezza estetica. Irrefrenabile..
   

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